Conteggio sbagliato, i liberali radicali restano percentualmente la terza forza in Svizzera
Era uno dei risultati che aveva destato più clamore questo fine settimana: il partito all'origine della Svizzera moderna era stato superato per la prima volta nella storia dal Centro. L'Ufficio federale di statistica ha però corretto oggi, mercoledì, i risultati. Questo errore comporta "il rischio che le persone che non si fidano delle autorità si trovino rafforzate nelle loro convinzioni", afferma il politologo Sean Müller.
La correzione, precisa l’Ufficio federale di statistica (UST), non ha nessuna ripercussione sui risultati delle elezioni, sulla distribuzione dei seggi e sulle consigliere e i consiglieri nazionali eletti.
Tuttavia, i dati corretti sono significativi. Il Centro si attesta al 14,1% e non al 14,6% come indicato domenica, mentre il Partito liberale radicale ottiene il 14,3% dei voti e non il 14,4%.
Errori in tre Cantoni
“La ragione dell’errore nel calcolo delle forze partitiche nazionali è un errore di programmazione del software di importazione dei dati per i Cantoni di Appenzello Interno, Appenzello Esterno e Glarona”, spiega l’UST.
“La programmazione errata – prosegue il comunicatoCollegamento esterno – ha causato un conteggio multiplo (da tre a cinque volte tanto) dei voti espressi nei tre Cantoni per i partiti in lizza. Di conseguenza a questi partiti è stato attribuito un numero di voti troppo alto, il che si è ripercosso a livello nazionale sulla forza partitica dell’UDC, del Centro e del PLR, risultati più forti di quanto non fossero”.
Per quanto riguarda l’UDC, il dato va corretto dal 28,6% annunciato in un primo tempo al 27,9%. Rispetto a quattro anni fa, la progressione non è quindi stata del 3%, bensì del 2,3%. Tra chi guadagna, seppur leggermente, vi sono invece PS, Verdi e PVL.
Poiché i tre Cantoni in cui è avvenuto lo sbaglio hanno un unico seggio in Consiglio nazionale, l’errore non ha determinato nessun cambiamento nella distribuzione dei seggi. La situazione avrebbe potuto essere diversa se ciò fosse accaduto in un Cantone molto più popoloso, ad esempio Zurigo, che invia a Berna 36 consiglieri e consigliere nazionali. Per il gioco della proporzionale, è ipotizzabile che anche con un piccolo cambiamento percentuale un seggio sarebbe potuto passare di mano.
Il responsabile del Dipartimento dell’interno Alain Berset ha ordinato un’inchiesta amministrativa per analizzare quanto successo e migliorare i processi, precisa l’UST.
Tra critiche e ironia
Nella storia della democrazia svizzera, è la prima volta che accade un simile errore di conteggioa livello federale. Lo sbaglio non ha mancato di suscitare critiche e una certa ironia. “Errore imbarazzante nelle elezioni al Consiglio nazionale: Repubblica delle banane”, ha ad esempio scritto su X la deputata federale Elisabeth Schneider-Schneiter.
Peinlicher Fehler bei Nationalratswahlen: Bananenrepublik… https://t.co/h7MAQwb5BICollegamento esterno
— Elisabeth Schneider-Schneiter (@Elisabeth_S_S) October 25, 2023Collegamento esterno
Michael Hermann, politologo dell’istituto Sotomo, che ha condotto i sondaggi pre-elettorali, ha sottolineato sempre su X che “potrebbe trattarsi di una prima mondiale. Il sondaggio elettorale è più preciso dei risultati finali pubblicati ufficialmente dall’Ufficio federale di statistica”.
“Certo, sbagliare è umano, ma farlo è vergognoso, soprattutto a quasi tre giorni dalla pubblicazione dei risultati finali”, ha commentato il politologo Sean Müller, da noi interpellato. Anche se la correzione non ha alcun impatto sulla distribuzione dei seggi, comporta alcuni cambiamenti importanti, sottolinea: “Il Centro non supera il PLR, l’UDC guadagna meno del previsto, il PS guadagna di più. Di conseguenza, lo spostamento a destra del Parlamento è meno significativo”.
“Il rischio è che le persone che non si fidano delle autorità si trovino rafforzate nelle loro convinzioni”, ha proseguito Müller. Per evitare che questo accada di nuovo, suggerisce di rafforzare i processi di verifica, anche se questo ritarda la pubblicazione dei risultati.
I maggiori partiti svizzeri e il loro posizionamento
UDC: Unione democratica di centro – destra conservatrice
PS: Partito socialista – sinistra
PLR: Partito liberale radicale – destra
Il Centro: centro
PES: Partito ecologista svizzero (Verdi) – sinistra
PVL: Partito verde liberale – centro
“Questo dovrebbe rafforzare la nostra fiducia”
Il politologo Marc Bühlmann, direttore dell’Année Politique Suisse, è di parere diverso. “È normale che si verifichino errori. Succede in tutti i campi in cui gli esseri umani lavorano”, afferma, ricordando che 50 anni fa era normale aspettare due o tre giorni prima di ottenere i risultati finali.
“Oggi il problema è che i media e l’opinione pubblica li vogliono subito. Ad esempio, il Cantone di Berna è stato oggetto di molte critiche perché è stato l’ultimo a pubblicare i dati. Più veloce è il lavoro, maggiore è il rischio di sbagliare”, afferma. Per evitare questo tipo di situazione, Marc Bühlmann suggerisce di pubblicare i risultati provvisori e di aspettare alcuni giorni prima di renderli definitivi dopo tutti i controlli.
Il politologo valuta positivamente il fatto che l’errore sia stato individuato e comunicato rapidamente: “Se non altro, questo dovrebbe rafforzare la nostra fiducia nella democrazia svizzera”. Tuttavia, si aspetta che quanto accaduto venga utilizzato a fini politici. “Fa parte del gioco colpire l’amministrazione, ma dobbiamo stare attenti a non esagerare, perché è questo che potrebbe minare la fiducia dell’elettorato”.
A livello di seggi, il Centro rimane davanti
Il PLR può così far buon viso a cattiva sorte: a livello percentuale può perlomeno continuare a considerarsi il terzo partito della Svizzera. Non si può dire altrettanto a livello di seggi.
Nella Camera bassa il Centro è infatti riuscito a conquistarne uno, passando a 29, mentre il PLR ne ha perso uno e ne conta così solo 28.
Il PLR ha parlato di errore “deplorevole” e “preoccupante”, ma si è detto “contento” di aver salvaguardato la terza posizione, come scritto su X dal vicepresidente e consigliere agli Stati Andrea Caroni.
Il presidente del Centro Gerhard Pfister ha dal canto suo osservato che il risultato resta comunque superiore a quello totalizzato nel 2019 dai due partiti da cui è nato il Centro (Partito popolare democratico e Partito borghese democratico).
Obiettivo Consiglio federale
Il testa a testa tra i due partiti che hanno dominato la vita politica svizzera per quasi un secolo e mezzo era uno dei risultati più attesi di queste elezioni federali, soprattutto nell’ottica dei seggi in Consiglio federale.
La cosiddetta formula magica che determina in via ufficiosa la composizione del Governo prevede che ai tre partiti più forti vadano due seggi e al quarto uno.
Attualmente è il Centro ad avere un’unica rappresentante in Consiglio federale, la ministra della difesa Viola Amherd.
In altre parole, conquistare la terza posizione significa poter rivendicare legittimamente a un secondo o una seconda consigliera federale.
Domenica, dopo la pubblicazione dei risultati, il presidente del Centro Gerhard Pfister aveva però definito “poco plausibile” un eventuale attacco del suo partito a un seggio del PLR il 13 dicembre prossimo, quando il nuovo Parlamento dovrà eleggere i membri dell’Esecutivo.
In un’intervista ai giornali del gruppo CH Media, era invece stato un po’ più sibillino, ricordando che secondo la logica del PLR e dell’UDC, “i tre partiti con il maggior numero di elettori ottengono due seggi nel Consiglio federale”.
A detta di molti osservatori, il Centro potrebbe passare all’offensiva non in dicembre, ma quando uno dei due consiglieri federali del PLR si dimetterà, ad esempio il ticinese Ignazio Cassis, spesso al centro delle critiche.
Alla luce della correzione odierna, la scalata al secondo seggio per il Centro rischia di essere più irta di difficoltà. Gerhard Pfister ha però ricordato mercoledì che la discussione su un eventuale secondo seggio non è chiusa e ha sottolineato che la logica secondo cui due seggi sono accordati a ciascuno dei tre partiti più forti del Paese non è mai stata quella del Centro.
Due partiti che hanno fatto la storia della Svizzera moderna
Solo sul finire del XIX secolo l’opposizione incarnata dal Partito cattolico conservatore – antenato di quello che fino al 2021 era il Partito popolare democratico (PPD) e che oggi, dopo la fusione con il Partito borghese democratico, è diventato il Centro – iniziò a poter pesare veramente sulla politica federale. Dal 1919, con l’introduzione del sistema proporzionale e con l’avvento del Partito socialista, conservatori e liberali radicali “divennero partner a tutti gli effetti nel blocco borghese”, ricordaCollegamento esterno il Dizionario storico della Svizzera, che ha contraddistinto la politica svizzera per tutto il XX secolo.
Sino alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, PLR e Centro conteggiavano assieme quasi il 50% dei voti in Consiglio nazionale. Da allora, seppur con qualche piccolo sussulto, la loro forza si è ridotta fino ad arrivare in questi ultimi anni a circa il 30%.
Nel corso dei decenni, il Centro, pur andandoci vicino, non è però mai riuscito a scalzare il PLR quale principale forza borghese in Consiglio nazionale. Solo nel 1999 il PLR ha dovuto cedere lo scettro, ma all’UDC, che da allora si è sempre confermato il partito più forte a livello nazionale.
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