Risarcimenti dal retrogusto amaro per i “bambini schiavi”
Le vittime dei collocamenti coatti hanno potuto ricevere dalla Confederazione un risarcimento di 25'000 franchi. Un assegno che però per alcuni si è tradotto in una diminuzione delle prestazioni sociali ricevute dallo Stato.
La parola fine alla triste vicenda dei bambini dati in appalto non è ancora stata scritta. Quale riconoscimento delle ingiustizie subite, la Confederazione ha varato un fondo di solidarietà di 300 milioni di franchi a favore delle vittime. Ognuna ha diritto a un risarcimento di 25’000 franchi. L’Ufficio federale di giustizia ha ricevuto 9’018 domande.
Tuttavia, il risarcimento ha avuto un retrogusto molto amaro per alcuni dei beneficiari che percepiscono le prestazioni complementari delle assicurazioni sociali (prestazioni che coprono il fabbisogno vitale della persona quando solo la pensione o l’assicurazione invalidità non sono sufficienti).
Tra di loro vi è l’89enne Lily M., che nella primavera del 2018 il contributo di solidarietà di 25’000 franchi. La gioia è però stata di breve durata. Dopo poco tempo, la donna ha infatti ricevuto una lettera dall’ufficio incaricato di versare le prestazioni complementari che le chiedeva di rimborsare 2’731 franchi. Calcolando l’entrata straordinaria di 25’000 franchi, Lily M. aveva infatti ricevuto più di quanto le spettasse. Come se non bastasse, le sue prestazioni mensili future le sono state dimezzate.
“È come se mi avessero dato uno zuccherino con una mano e me lo avessero tolto con l’altra”, spiega alla Radiotelevisione svizzera.
Una misura – quella applicata a Lily M. – che potrebbe però contravvenire alla Legge federale sulle misure coercitive a scopo assistenziale e i collocamenti extrafamiliari prima del 1981Collegamento esterno. All’articolo 4 viene infatti precisato che il versamento del contributo di solidarietà “non comporta una riduzione né delle prestazioni dell’aiuto sociale né delle prestazioni […] sulle prestazioni complementari all’assicurazione per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità”.
La vicenda verrà ora discussa in Parlamento. Il consigliere nazionale Beat Jans ha infatti annunciato che durante la prossima sessione chiederà al Legislativo di correggere questa anomalia.
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