“In quarantena occorre un grande senso di responsabilità”
Sono 88 i nuovi casi di coronavirus segnalati in Svizzera nelle ultime 24 ore, mentre il bilancio dei decessi resta stabile dallo scorso primo luglio. Quasi 3’000 persone sono attualmente in quarantena, il che rappresenta un grande onere per i Cantoni.
È importante che le quasi 3 mila persone in quarantena al momento in Svizzera rispettino le direttive affinché si possano tenere sotto controllo le infezioni di Covid-19. Lo ha dichiarato Stefan Kuster, responsabile delle malattie trasmissibili presso l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp).
Stando allo specialista, bisogna affidarsi al senso di responsabilità di ognuno. Controlli a tappeto sul rispetto o meno delle regole sono impossibili da svolgere. I Cantoni hanno comunque parecchio da fare per assicurare il tracciamento.
In merito alle cifre pubblicate di giovedì (88 nuove infezioni da Covid-19 in Svizzera nelle ultime 24 ore), si è registrata una flessione rispetto ai giorni scorsi (129 registrati fra martedì e mercoledì), ciò che lascia pensare a una stabilizzazione dei casi.
Un quarto all’estero
Per quanto riguarda i casi confermati, ad essere soprattutto colpiti sono i grandi cantoni, come Zurigo, Vaud o Argovia, e le cause principali sono gli assembramenti (leggi: club), ma anche i funerali. Un quarto dei casi è tuttavia importato, ossia riconducibile a persone tornate in Svizzera da paesi a rischio come la Serbia e il Kosovo.
A proprio rischio
Circa la responsabilità individuale, sulla quale si è insistito molto da parte degli specialisti, Martin Schöll dell’Ufficio federale di giustizia ha affermato che un lavoratore posto in quarantena dopo un viaggio in un Paese a rischio potrebbe vedersi negato il salario per il periodo trascorso tra le mura di casa. Benché il datore di lavoro non possa vietare a un collaboratore di viaggiare all’estero, è quindi meglio essere prudenti.
Diversa la situazione per le persone in quarantena infettatesi in Svizzera. Se possono continuare a lavorare da casa il problema non si pone, ma se non possono farlo poiché la mansione non lo consente, non sussiste un obbligo per il datore di lavoro di pagare il salario.
Per chi invece si ammala di Covid-19, non c’è problema: il salario viene versato.
Più resiliente del previsto
In merito alle ripercussioni della pandemia sull’economia e sul mercato del lavoro, Oliver Schärli della Segreteria di Stato dell’economia (Seco) ha spiegato la lieve ripresa di giugno grazie a fenomeni stagionali, ma anche in virtù dell’allentamento delle misure di protezione e dei provvedimenti adottati dalla Confederazione – lavoro ridotto e crediti Covid – a favore delle imprese.
Insomma, l’economia svizzera si è dimostrata più resiliente del previsto, secondo Schärli. In relazione al lavoro ridotto, per quanto riguarda il mese di marzo, degli 1,6 milioni di lavoratori annunciati “solo” 880 mila persone hanno ricevuto un sostegno, pari a un miliardo di franchi, invece dei 2-3 miliardi stimati all’inizio. Anche se la disoccupazione rimane sempre alta – 150 mila persone a fine giugno – coltiviamo un “ottimismo prudente” per i mesi a venire.
Il servizio del Tg:
tvsvizzera.it/fra con RSI
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