La crisi degli asili nido
Gli asili nido si sono rivelati fondamentali in questo periodo di pandemia e lo saranno ancor di più per lasciarsi alle spalle la crisi. Tuttavia, queste strutture rischiano di uscirne indebolite.
Contrariamente alle scuole, gli asili nido in Svizzera non sono stati tutti chiusi. Molte di queste strutture extrascolastiche hanno continuato ad accogliere un numero ridotto di bambini, in particolare i figli di quelle persone la cui presenza sul posto di lavoro era indispensabile, ad esempio il personale sanitario.
Questo funzionamento a singhiozzo ha però avuto un importante impatto sul finanziamento degli asili nido. Contrariamente ad altri paesi, infatti, in Svizzera il finanziamento di queste strutture poggia soprattutto sulle rette pagate dai genitori e non su sovvenzioni statali.
Ancor più importanti ora
Per questa ragione si teme ora che gli asili nido escano indeboliti dalla crisi. Una coalizione di 37 gruppi di interesse e organizzazioni politiche ha chiesto martedì a Confederazione e Cantoni di intervenire per sostenere questo settore rivelatosi fondamentale. L’importanza degli asili nido è ancora maggiore ora, nella prima fase dell’uscita dalla crisi, quando molte persone devono ritornare al lavoro e i nonni non possono accudire i bambini.
Il rischio è che uno dei due genitori, soprattutto le madri, sia costretto ad abbandonare o a ridurre il lavoro retribuito. Sarebbe un passo indietro in termini di uguaglianza, ma risulterebbe dannoso anche per l’economia e la società nel suo complesso. “La difficoltà per le donne di conciliare lavoro e famiglia è stata accentuata da questa crisi”, ha sottolineato Claudine Esseiva, presidente di Business and Professional Women.
Custodia, parte del servizio pubblico?
Insegnanti, educatori, alunni, genitori, Cantoni e comuni si stanno impegnando per gestire al meglio la situazione attraverso il lavoro a domicilio, la formazione a distanza e la riorganizzazione dell’accoglienza a piccoli gruppi di bambini. È però necessaria un’azione coordinata a livello svizzero per evitare che alla pandemia faccia seguito una crisi degli asili nido e dei centri di accoglienza per l’infanzia, ha detto la parlamentare ecologista zurighese Katharina Prelicz-Huber, presidente del Sindacato dei servizi pubblici e membro del Comitato dell’Unione sindacale svizzera. La deputata ha annunciato che presenterà tra breve un’iniziativa parlamentare affinché la custodia dei bambini diventi parte del servizio pubblico e venga pagata tramite le imposte, come la scuola dell’obbligo.
Per Philippe Gnaegi, direttore di Pro Familia, il ritorno dell’investimento sarebbe enorme. Queste strutture rendono più di quanto costano, soprattutto in termini di forza lavoro che permettono di liberare, ha detto.
Differenze cantonali
Il Governo federale ha riconosciuto l’importanza del settore mantenendolo operativo malgrado le misure restrittive, non ha però regolamentato il funzionamento e il finanziamento delle strutture in questa situazione eccezionale. Ogni Cantone ha quindi adottato regole proprie, creando confusione, afferma la coalizione. Alcuni genitori che accudiscono i figli a casa sono comunque obbligati a pagare le spese per la custodia dei bambini e se gli asili sono aperti non è chiaro se abbiano diritto all’indennità di perdita di guadagno a causa del coronavirus.
Le strutture, dal canto loro, non sanno per quanto tempo potranno permettersi di operare in piccoli gruppi e pagare gli stipendi ai loro dipendenti. L’apertura di diverse attività economiche da lunedì complica ulteriormente la situazione, poiché molti genitori devono di nuovo presentarsi sul posto di lavoro.
La Radiotelevisione svizzera è andata a vedere in un asilo nido di Ginevra come ci si sta organizzando per riprendere un ritmo di lavoro più o meno normale. Un compito non facile, soprattutto quando bisogna cercare di aumentare le distanze tra i bambini.
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