Covid, le donne incinte sono gruppo a rischio
Le donne incinte devono essere considerate un gruppo a rischio nella prevenzione del Covid-19. La Società svizzera di ginecologia e ostetricia SSGO sta modificando le sue raccomandazioni in merito, ha spiegato mercoledì il professor David Baud del Centro ospedaliero universitario del canton Vaud (CHUV).
All’inizio della crisi sanitaria, le informazioni provenienti da Cina, Italia e Stati Uniti erano rassicuranti: le gestanti non sembravano cioè essere maggiormente a rischio delle coetanee, spiega il responsabile del Dipartimento ginecologia e ostetricia del CHUV all’agenzia Keystone-ATS.
I dati più recenti dimostrano invece che le donne incinte hanno da tre a cinque volte più probabilità di sviluppare una forma grave di Covid-19, e il coronavirus è noto per avere conseguenze sul bambino.
Il CHUV ha istituito un registro mondiale dei bambini Covid, al quale partecipano oltre 200 ospedali. Vi sono documentati più di mille casi di pazienti infetti. Questo fornirà dati più affidabili, anticipa il medico.
Quali conseguenze
“La malattia induce cambiamenti nella placenta”, spiega Baud, “che può essere infettata. Questo lascia supporre che i bambini siano meno ben nutriti nell’utero e potrebbero pertanto sviluppare un ritardo della crescita”.
Gli specialisti non hanno constatato nessuna malformazione, ma in caso di ritardo nella crescita i neonati sono più piccoli, più deboli e hanno un rischio maggiore di ammalarsi.
“Abbiamo appreso di recente che il virus può raggiungere il feto, anche verso la fine della gravidanza”, aggiunge il medico. “L’impatto dell’infezione materna nel primo e nel secondo trimestre è ancora poco noto, motivo per cui le pazienti infette dovrebbero essere attentamente monitorate durante il resto della gravidanza”.
Come proteggersi
Baud, co-autore delle precedenti raccomandazioni, ha inoltrato alla Società svizzera di ginecologia e ostetricia le sue osservazioni, che saranno ora in consultazione interna fino al 23 luglio. Lo specialista spera che nuove raccomandazioni siano emesse e trasmesse all’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) per l’inizio di agosto.
In concreto, le gestanti dovrebbero proteggersi di più, seguendo scrupolosamente il distanziamento sociale e dando priorità al telelavoro. Se lavorare a casa in condizioni adeguate non fosse possibile, le future mamme dovrebbero essere messe in congedo.
“Ora non sono preoccupato, ma dobbiamo essere pronti nel caso si verifichi una seconda ondata in settembre o ottobre”, aggiunge Baud.
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