Pochi contagi in discoteca, Berna si scusa
Il veicolo principale dei contagi di coronavirus è attualmente la famiglia e non le discoteche.
Lo ha precisato domenica l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp), che si è scusato per l’informazione diffusa venerdì al riguardo, secondo la quale il 42% delle infezioni recenti è stato contratto nei locali notturni.
In base ai 793 formulari trasmessi dai medici nelle ultime due settimane il 27,2% dei contagi ha avuto origine in ambito famigliare e l’8,7% sul posto di lavoro. La tabella corretta attribuisce alle discoteche solo l’1,9% delle nuove infezioni e ai bar e ristoranti l’1,6%.
L’Ufficio federale della sanità pubblica ha comunque invitato alla prudenza i nottambuli, sottolineando che “ogni caso di diffusione del coronavirus nelle discoteche può condurre a un alto numero di contagiati e a un numero ancor più elevato di persone che devono andare in quarantena”, con conseguenti sovraccarichi di lavoro per le autorità cantonali cui spetta l’onere di risalire alla catena delle infezioni.
Per questo motivo i responsabili sanitari federali chiedono di ridurre al minimo i rischi di trasmissione del Sars-cov2 in questo genere di ambienti. Invito che era stato già raccolto a Ginevra dove è stata disposta di nuovo la chiusura dei locali notturni.
Il servizio del TG:
Crescita preoccupante della pandemia
A Berna intanto non si nasconde una certa preoccupazione per l’evoluzione della pandemia nel paese, che sta seguendo una curva che si avvicina alla crescita esponenziale.
A questo proposito Martin Ackermann, il nuovo responsabile della task force federale Covid-19 ha proposto, in un’intervista pubblicata dal domenicale SonntagsZeitung, l’introduzione il prima possibile di nuove misure, tra cui un tetto di 100 partecipanti agli eventi pubblici, allo scopo di evitare nuove drastiche e costose restrizioni alle libertà individuali e all’economia.
La strategia di contenimento con il tracciamento dei contatti funziona ancora, afferma l’esperto, ma un’estensione della pandemia potrebbe compromettere la capacità di ricerca della catena delle infezioni in alcune regioni, con l’inevitabile adozione di nuove restrizioni generalizzate.
Ritardo svizzero sui vaccini
Sul fronte della ricerca ci sono invece da registrare i ritardi della Confederazione in tema di vaccini. Mentre Stati Uniti e Unione europea hanno già investito miliardi e stipulato accordi con l’industria farmaceutica in vista del futuro approvvigionamento delle dosi necessarie alla popolazione.
Intese non son infatti ancora state firmate da Berna e la partecipazione allo studio clinico del vaccino messo a punto dall’azienda biotech statunitense Moderna è al momento bloccata da Berna, come riferisce il servizio del TG.
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