Un buon febbraio, poi il crollo per il turismo
A febbraio, gli alberghi svizzeri hanno registrato un aumento dei pernottamenti su base annua del 6,4% a 3,3 milioni. È stato dunque un mese positivo, secondo quanto emerge dai datiCollegamento esterno pubblicati venerdì dall'Ufficio federale di statistica UST, nonostante un forte arretramento di ospiti cinesi, per i quali a fine gennaio il governo di Pechino aveva già decretato il divieto di viaggiare in gruppo. Intanto, però, è iniziato per il turismo un prevedibile periodo nero: si stima che il settore perderà oltre 6 miliardi di franchi.
Gennaio aveva fatto registrare una progressione analoga: 6,3%. Insieme, i primi due mesi dell’anno presentano una crescita del 6,4% a 6,3 milioni di notti, alla quale ospiti svizzeri e stranieri hanno contribuito grossomodo in egual misura.
Anche il Ticino, oggi il cantone più colpito dalla crisi sanitaria, segnava a febbraio un netto incremento nei pernottamenti (+13,5%, a 70’607). I Grigioni, con 824’205, registrano un +11,1% nonostante il crollo da circa 81’000 a 27’000 dei turisti cinesi.
Mentre apprende questi dati, però, l’intero settore turistico svizzero sta già pesantemente soffrendo delle conseguenze legate all’epidemia di Covid-19.
Peggio del franco forte
“Neanche la forza del franco ha messo così in difficoltà il ramo”, ha dichiarato lunedì il presidente di HotellerieSuisseCollegamento esterno Andreas Züllig in un’intervista al quotidiano Blick.
Secondo uno studio della Scuola universitaria professionale della Svizzera occidentale HES-SOCollegamento esterno, le perdite per il settore potrebbero arrivare a 6,4 miliardi di franchi nel 2020, ciò che corrisponde a un calo del 18% rispetto al 2019.
Il turismo si è completamente fermato: “Ospitiamo ancora qualche persona che è in viaggio per motivi professionali”, ha riferito Züllig, che gestisce un hotel nella località grigionese di Lenzerheide. Questo però non basta a coprire i costi.
La crisi colpisce in un momento in cui le strutture ricettive hanno da poco superato lo shock legato all’euro e hanno quindi già consumato i margini a disposizione. “La paura per l’esistenza stessa di questi hotel è grande”, ha detto.
Züllig giudica in ogni caso adeguata la reazione a livello di politica: la possibilità del lavoro ridotto aiuta a coprire i costi. Ma il buon intervento della Confederazione potrebbe non bastare, ha concluso.
Stando allo studio citato, solamente fra marzo e maggio il ramo alberghiero potrebbe perdere 2 miliardi di franchi, quando solitamente in un intero anno genera un volume di 10,2 miliardi.
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