Svizzera, “certificato vaccinale internazionale entro l’estate”
Un certificato vaccinale riconosciuto a livello internazionale dovrebbe essere disponibile in Svizzera entro l'estate.
Il documento rivelerà un’avvenuta somministrazione del siero, ma non i test o un’infezione da coronavirus.
Prove di un tampone o della malattia saranno integrate al certificato Covid-19 solo in secondo tempo, ha riferito mercoledì nella consueta conferenza stampa in linea degli esperti della Confederazione Anne Lévy, direttrice dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).
Aeroporti consultati
“Vogliamo essere in grado di emettere un certificato di vaccinazione che sia a prova di falsificazione e riconosciuto a livello internazionale”, ha detto. Ci sono contatti con l’Unione europea (Ue), ma la Svizzera non aspetterà gli sviluppi a Bruxelles.
Non ci sarà in alcun caso un registro centrale delle vaccinazioni dato che non c’è una base legale. Ai lavori per sviluppare il documento, che dovrà essere disponibile sia in forma cartacea che digitale, sono associati i Cantoni, il Dipartimento federale di giustizia e polizia, ma anche l’economia privata, ad esempio gli aeroporti.
Effetti della campagna vaccinale visibili
“Sembra che stiamo cominciando a vedere gli effetti della vaccinazione per le persone oltre gli 80 anni”, ha detto Virginie Masserey, responsabile della sezione Controllo delle infezioni all’UFSP. Per questa fascia d’età, le ospedalizzazioni continuano a diminuire, e le infezione nelle case per anziani “sono in costante calo”.
La tendenza generale però è quella di un aumento delle infezioni: “Un mese fa, eravamo a una quota di circa 1000 casi al giorno, oggi siamo a circa 1800”. Il numero di ricoveri e di morti, invece, rimane stabile. Accanto alla vaccinazione, l’esperta ritiene che ci siano altre ragioni. In primo luogo, “come sempre”, c’è uno sfasamento temporale tra l’aumento delle infezioni e il numero di ricoveri e decessi. In secondo luogo, attualmente sono soprattutto i giovani che si infettano e le persone anziane potrebbero infettarsi più tardi.
Secondo l’UFSP, il 36% delle persone vulnerabili sono state vaccinate. Nel complesso, il 9% della popolazione totale aveva ricevuto almeno una dose del siero e il 5,4% è completamente vaccinato.
Pur riconoscendo che il numero di infezioni è diminuito nelle case di riposo grazie al vaccino, Martin Ackermann, presidente Task force scientifica COVID-19 ha fatto notare che il 70% dei pazienti in terapia intensiva ha meno di 70 anni. Il numero di letti occupati in questi reparti deve dunque continuare a essere un indicatore chiave.
In ogni caso, secondo molti la campagna vaccinale in Svizzera procede ancora troppo lentamente. La Radiotelevisione svizzera ha chiesto a Daniel Speiser, della Task Force federale, quale sarebbe per lui un modo di accelerare il processo.
Precauzioni per feste pasquali
In vista delle imminenti feste pasquali, Masserey ha invitato la popolazione a prevedere riunioni di famiglia all’esterno e rispettando le distanze. Ha inoltre raccomandato di sottoporsi a test.
A questo proposito, per l’UFSP non c’è rischio di carenza di materiale dato che sul mercato ci sono tamponi in abbondanza. Quelli da praticare autonomamente saranno invece “disponibili tra alcune settimane”, ha affermato Lévy.
Test di massa sulla buona strada
L’Istituto svizzero per gli agenti terapeutici (Swissmedic) sta attualmente preparando un’autorizzazione speciale per questi test, che potranno essere ottenuti gratuitamente nelle farmacie.
Secondo Lévy, si stanno facendo progressi anche con i test di massa: 22 Cantoni dispongono di un concetto in materia, in due il meccanismo funziona bene e tre hanno avviato progetti pilota. In futuro, test fatti periodicamente e gratuiti saranno disponibili nelle scuole, nelle aziende e nelle amministrazioni.
tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 24.03.2021)
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