Cosa ci aspetta nel 2025: prospettive per l’economia svizzera
Solide prospettive di crescita, una ricerca dell'efficienza nell'industria alimentare e un settore finanziario che si sta riprendendo dopo la crisi di Credit Suisse: quali sono i principali sviluppi che attendono l'economia svizzera nel 2025?
Negli ultimi tempi, l’economia svizzera si è dimostrata solida di fronte alla volatilità dell’economia globale e alle pressioni inflazionistiche. Nel 2025, dovrebbe crescere a un ritmo leggermente superiore, ma ancora al di sotto del suo potenziale. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), ad esempio, ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita del Prodotto interno lordo (PIL) svizzero dall’1,4% all’1,5%.
La sfida della Banca nazionale svizzera (BNS) è di trovare un equilibrio tra il controllo dell’inflazione e il sostegno alla crescita economica. I tassi di interesse dovrebbero rimanere bassi e un segnale in tal senso è giunto a metà dicembre, quando l’istituto ha tagliato di mezzo punto il suo tasso guida, portandolo allo 0,5%. La banca centrale potrebbe ulteriormente riorientare la sua politica monetaria in risposta alle tendenze globali e alle pressioni inflazionistiche nazionali.
Un mercato del lavoro forte, in particolare nei settori altamente qualificati come quelli finanziario, farmaceutico e tecnologico, dovrebbe sostenere i livelli di consumo. L’inflazione sarà probabilmente contenuta, dando sollievo alle famiglie svizzere dopo un periodo di aumento dei costi. In molti settori, gli aumenti salariali concordati per il 2025 saranno dell’1,7-2% e saranno superiori all’inflazione, secondo il sindacato svizzero Unia. Ciò dovrebbe tradursi in un reale miglioramento del potere d’acquisto.
Ecco le nostre previsioni per sei settori chiave in Svizzera:
1. Incertezza per l’industria farmaceutica svizzera
Le due grandi aziende farmaceutiche svizzere, Roche e Novartis, cercheranno di ripartire con slancio nel 2025 dopo le ristrutturazioni interne. In novembre, Novartis ha alzato le previsioni di vendita per il periodo 2023-2028 dopo che i farmaci più venduti hanno superato gli obiettivi di crescita trimestrale.
Roche spera che una serie di nuovi medicamenti per la perdita di peso mostri risultati positivi nel 2025 e contribuisca a consolidare la sua posizione in un mercato che, secondo analisti e analiste, potrebbe raggiungere i 100 miliardi di dollari (880 milioni di franchi svizzeri) tra dieci anni. Nonostante la multinazionale sia una nuova arrivata nel campo dell’obesità, a luglio l’amministratore delegato Thomas Schinecker ha dichiarato alla stampa che Roche dovrebbe poter mettere sul mercato i nuovi farmaci “molto più velocemente” di quanto si aspettino gli investitori.
Tuttavia, l’ottimismo delle multinazionali elvetiche si scontra con venti contrari. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe portare cambiamenti radicali in materia di prezzi dei farmaci, nella sanità pubblica e nei finanziamenti alle biotecnologie negli Stati Uniti, il più grande mercato dell’industria.
Qualsiasi tentativo da parte di Donald Trump di ampliare i negoziati sui prezzi dei farmaci concordati sotto Joe Biden susciterà probabilmente una forte resistenza da parte dell’industria. La pressione sui prezzi dei farmaci sta aumentando anche al di fuori degli Stati Uniti. In Svizzera, le aziende dovranno giustificare il prezzo delle nuove terapie in un contesto di aumento dei costi sanitari.
Le società farmaceutiche e biotecnologiche svizzere si stanno inoltre preparando ad affrontare le perturbazioni del commercio mondiale se gli Stati Uniti e la Cina continueranno a isolarsi a vicenda. L’industria delle scienze della vita, che rappresenta il 40% delle esportazioni svizzere, dipende fortemente dalla cooperazione globale. Qualsiasi misura che tagli fuori una parte del pianeta dalla catena di approvvigionamento “non è né sostenibile né positiva per la Svizzera”, afferma Michael Altorfer, responsabile dell’Associazione svizzera delle biotecnologie.
2. I prezzi degli alimenti dovrebbero stabilizzarsi
Il continuo incremento del prezzo di materie prime come il caffè e il cacao ha messo in difficoltà le aziende alimentari svizzere. Sei mesi dopo aver definito l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari “un evento che avviene ogni 50 anni”, l’ex amministratore delegato di Nestlé Mark Schneider non fa più parte dell’azienda.
Le vendite di Nestlé erano in calo e la sensazione generale era che l’azienda avesse spinto i consumatori e le consumatrici colpite dall’inflazione verso prodotti più economici. Sarà difficile ribaltare la situazione: il nuovo CEO di Nestlé, Laurent Freixe, ha parlato di un “contesto di domanda debole” al momento della pubblicazione dei risultati del terzo trimestre in ottobre.
Nel 2025, si tratterà di riconquistare la clientela attenta ai prezzi. Sarà un compito difficile. Le aziende alimentari dovranno assorbire l’aumento dei prezzi delle materie prime senza ripercuoterlo su consumatori e consumatrici.
Questo richiederà una seria riduzione dei costi. In novembre, Nestlé ha annunciato l’intenzione di ridurre i costi di 2,5 miliardi di franchi entro il 2027. L’industria alimentare sta inoltre eliminando le capacità produttive in eccesso. Ad esempio, il gruppo Hero sta chiudendo la fabbrica di marmellata di Lenzburg, in Svizzera, e trasferirà la produzione nello stabilimento di Murcia, in Spagna.
Nonostante le misure di riduzione dei costi, chi ama il cioccolato svizzero dovrà comunque pagare di più per la prelibatezza. I recenti livelli record raggiunti dal prezzo del cacao non saranno completamente assorbiti dalle aziende produttrici di cioccolato come Lindt & Sprüngli. I produttori di cioccolato svizzeri possono quindi aspettarsi che i volumi di vendita ristagnino o addirittura diminuiscano nel 2025 e che perdano quote di mercato a favore di una concorrenza più economica che utilizza meno cacao nei propri prodotti.
3. Il settore finanziario sulla via della ripresa
Il settore finanziario svizzero sembra essersi ripreso dopo il brutale crollo di Credit Suisse dello scorso anno. Il rilancio del mercato azionario ha incrementato i patrimoni delle persone più ricche del mondo, una buona notizia per il rinomato settore svizzero della gestione patrimoniale. Ma non mancano le incertezze.
La saga di Credit Suisse è tutt’altro che conclusa, nonostante l’apparente integrazione perfetta nell’acerrima rivale UBS. È probabile che un rapporto parlamentare sul dissesto della banca porti a un’altra revisione normativa l’anno prossimo. Il Governo svizzero ha già proposto una serie di misure, tra cui requisiti supplementari in materia di fondi propri per le banche e maggiori poteri per l’autorità di regolamentazione finanziaria.
Anche gli istituti bancari e i gestori patrimoniali, confrontati con le crescenti pressioni delle organizzazioni non governative, si oppongono a nuove norme sulla finanza sostenibile.
La Borsa svizzera, sotto la guida del nuovo direttore generale Bjørn Sibbern, osserverà la reazione dei mercati alla nuova presidenza Trump a partire dal prossimo anno.
Il problema del riciclaggio di denaro continua ad aleggiare sul settore bancario svizzero. Mentre UBS è stata scagionata da accuse legate alla mafia bulgara verso la fine dell’anno, la banca privata Lombard Odier è stata accusata di riciclaggio di denaro dal Ministero pubblico della Confederazione.
4. Per l’orologeria svizzera la festa è finita
Dopo tre anni di euforia post-Covid, nel 2024 l’industria orologiera svizzera è tornata coi piedi per terra. Le esportazioni di orologi sono diminuite di quasi il 3% in termini di valore (dati provvisori), in particolare a causa del calo molto marcato della domanda in Cina (-26% a fine novembre) e a Hong Kong (-20%).
Non si prevedono miglioramenti sostanziali per il 2025. “La mancanza di appetito dei consumatori cinesi per i prodotti di lusso è la ragione principale di questa situazione complicata per il settore”, afferma a swissinfo.ch Jean-Philippe Bertschy, esperto di orologeria presso la banca Vontobel. Anche altri mercati hanno iniziato a mostrare tendenze negative negli ultimi mesi.
La diminuzione del numero di orologi esportati e il consolidamento dei marchi più forti sono destinati a proseguire. “I marchi di lusso che offrono prodotti di alta qualità, emozionali e con un forte legame con la clientela continueranno a guadagnare quote di mercato. Si preannuncia invece un anno molto difficile per gli altri marchi e per tutti i fornitori del settore”, afferma Jean-Philippe Bertschy.
5. Prospettive negative per l’industria metalmeccanica
Per il secondo anno consecutivo, nel 2024 l’industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica svizzera (industria MEM) ha registrato un calo delle vendite (-4% nei primi nove mesi dell’anno). L’associazione ombrello del settore, Swissmem, attribuisce questa debolezza congiunturale alla contrazione della domanda da parte dell’Unione Europea, in particolare della Germania.
La Germania e il suo settore automobilistico in crisi sono una delle principali fonti di preoccupazione per le aziende subappaltatrici svizzere. Le esportazioni verso il principale mercato di vendita della Confederazione sono diminuite dell’8,4% nei primi nove mesi dell’anno.
Non si prevede una ripresa a breve. “Nella migliore delle ipotesi, possiamo aspettarci una stabilizzazione l’anno prossimo”, ha dichiarato Stefan Brupbacher, direttore di Swissmem, in un comunicato stampaCollegamento esterno pubblicato a metà novembre. “D’altra parte, se dovesse scoppiare una ‘guerra commerciale’ tra Stati Uniti, Cina e UE, ciò trascinerebbe ulteriormente verso il basso l’industria tecnologica svizzera, che esporta l’80% dei suoi prodotti”.
6. Turismo svizzero in fase di stabilizzazione
Il settore turistico svizzero ha avuto un anno molto positivo nel 2024, con pernottamenti che dovrebbero raggiungere un nuovo record di quasi 47 milioni (14% in più rispetto al 2023). Anche i prossimi mesi sembrano promettenti: il centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo (KOF) prevedeCollegamento esterno una crescita dei pernottamenti di circa lo 0,8% per questo inverno.
I viaggiatori e le viaggiatrici provenienti dagli Stati Uniti dovrebbero continuare a beneficiare del dollaro forte. Durante l’estate, il numero di pernottamenti registrati per la clientela proveniente dal Nord America era già aumentato di quasi 300’000 unità (14%), dopo un significativo incremento del 26% nel 2023.
Nonostante l’indebolimento dell’euro e la recessione in corso in Germania, il KOF prevede che i pernottamenti dei turisti europei cresceranno del 2% quest’inverno. Per quanto riguarda il turismo locale, è probabile che “rimanga il gruppo più importante di visitatori”, anche se si prevede un ulteriore calo (-0,5%) a favore di viaggi in altri Paesi.
Per quanto riguarda la stagione estiva 2025, il KOF pronostica un leggero aumento dello 0,2% dei pernottamenti. Mentre il mercato europeo dovrebbe rimanere stabile, regna l’incertezza per quanto riguarda la Cina. Malgrado la lenta crescita, il totale dei pernottamenti degli ospiti cinesi dovrebbe raggiungere solo il 60% del livello precedente alla crisi di Covid (2019).
A cura di Samuel Jaberg/Reto Gysi von Wartburg/sb
Traduzione con l’aiuto di DeepL/lj
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