Valanga sulla pista da sci, un morto
È morto durante la notte all'ospedale di Sion l'uomo rimasto gravemente ferito martedì pomeriggio dopo essere stato investito con altri sciatori da una valanga sopra Crans-Montana, in Vallese. Le ricerche di eventuali dispersi sono sono state sospese.
La vittima è un francese di 34 anni che lavorava come pattugliatore sulle piste del comprensorio sciistico.
Le ricerche di eventuali dispersi dopo la valanga sono state interrotte questa mattina: i soccorritori non hanno trovato nessuna altra persona sepolta dalla coltre nevosa.
La slavina – che ha provocato anche il ferimento di tre persone – si è staccata poco dopo le 14 sulla pista nera “Kandahar”, la più alta del comprensorio, sotto la cima Pointe de la Plaine Morte (2926 m). La valanga, con un fronte largo 100 metri, si è distesa su 840 metri, di cui circa 400 sulla pista nella zona detta Passage du Major, a circa 2500 metri d’altitudine.
Una vasta operazione è scattata immediatamente impegnando pompieri, otto elicotteri, cani, militari, nonché maestri delle scuole di sci e lo staff delle stazioni sciistiche vicine, per un totale di 244 persone.
Per chiarire le circostanze dell’accaduto è stata avviata un’indagine. Due ipotesi sono attualmente all’esame: la valanga è stata innescata dagli sciatori, oppure è stato un evento spontaneo dovuto alle condizioni meteorologiche.
“Avvenimento eccezionale”
Secondo il nivologo Robert Bolognesi, si è trattato di un avvenimento eccezionale, tanto più che a questa altitudine l’aumento della temperatura è relativo. “Non penso che il rischio sia stato sottovalutato. Questa valanga si è staccata sopra la quota abituale delle ‘valanghe da reptazione’, o ‘di slittamento'”.
Nel suo bollettino di martedì mattina, l’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe di Davos indicava che con il rialzo termico e l’irradiazione solare diurni erano da aspettarsi in giornata sotto i 2500 metri “valanghe bagnate e per scivolamento di neve” e che queste ultime potevano “raggiungere dimensioni grandi”. Il rischio era tuttavia considerato soltanto “moderato” (livello 2 su una scala di 5).
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