La consigliera agli Stati del Centro Isabelle Chassot è stata nominata presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta (CPI) incaricata di indagare sul caso Credit Suisse.
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tvsvizzera.it/mar
Composta da sette membri del Camera del Popolo e da altrettanti di quella dei Cantoni, la CPI dovrà far luce sul ruolo svolto dalle diverse autorità ed enti federali coinvolti negli eventi che hanno portato alla crisi di Credit Suisse e alla sua acquisizione forzata da parte di UBS.
Alla sua testa vi sarà la ‘senatrice’ friburghese Isabelle Chassot, nominata assieme agli altri componenti della CPI dall’Ufficio del Consiglio nazionale e da quello del Consiglio degli Stati.
La CPI è lo strumento più forte a disposizione del Parlamento. Ha il diritto di ascoltare testimoni e di ispezionare i verbali e i documenti delle riunioni del Consiglio federale. Può anche nominare un investigatore per raccogliere prove.
Finora, nella storia politica svizzera ci sono state solo quattro CPI, l’ultima delle quali nel 1995. La prima è stata istituita nel 1964 per indagare sull’acquisto di 100 aerei da combattimento Mirage. La seconda nel 1988 per chiarire il ruolo svolto dalla consigliera federale Elisabeth Kopp, che aveva avvertito il marito di un suo possibile coinvolgimento in un caso di riciclaggio di denaro. La terza nel 1990 per indagare sullo scandalo delle schedature e la quarta nel 1994 per far luce sul dissesto della Cassa pensione federale. In due casi i presidenti della CPI erano poi diventati consiglieri federali: Kurt Furgler nel 1972 e Moritz Leuenberger nel 1995.
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