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Crescita rallentata ma niente recessione per l’economia elvetica

Una nave caego al porto di Basilea.
La debolezza del contesto globale pesa sui settori orientati alle esportazioni. © Keystone / Gaetan Bally

Per una crescita robusta dell'economia elvetica si dovrà aspettare ancora un anno. Almeno secondo il Centro di ricerca congiunturale del politecnico federale di Zurigo (KOF) che ritocca al ribasso le previsioni di crescita. Per il suo direttore Jan-Egbert Sturm ci sarà sì un indebolimento della crescita ma niente recessione.

Oltre alle previsioni al ribasso il KOF rivede anche verso l’alto le stime relative alla disoccupazione e quelle riguardanti l’inflazione del 2024. Questo significa che per vedere un aumento di salario reale bisognerà attendere il 2025.

Qualche nuvola scura in più sui cieli economici della Svizzera. Il prodotto interno lordo (Pil) elvetico a fine 2023 vedrà una progressione dello 0,8% (contro lo 0,9% pronosticato tre mesi or sono) e dell’1,6% nel 2024 (valutazione precedente: +2,1%). Il KOF ha presentato pure una prima stima per il 2025, che si attesta al +1,6%.

Come spiegano gli analisti del KOF, l’economia elvetica è attualmente caratterizzata da due tendenze opposte: da un lato, i consumi privati e il solido mercato del lavoro sostengono la congiuntura nazionale, dall’altro la debolezza del contesto globale pesa sui settori orientati alle esportazioni. Proprio quest’ultimo aspettato induce gli economisti zurighesi a diminuire sensibilmente la previsione di crescita per il 2024.

Disoccupazione in aumento

Il numero di occupati, dopo una forte crescita del 2% nel corrente 2023, dovrebbe aumentare di poco meno dell’1% l’anno prossimo e nei dodici mesi successivi. Il tasso di disoccupazione calcolato dall’Ufficio federale di statistica secondo la definizione dell’Organizzazione internazionale del lavoro aumenterà in modo leggermente più forte di quanto ipotizzato in precedenza, passando dal 4,1% di quest’anno al 4,3% in media nel 2024, ma rimarrà secondo il KOF relativamente basso – anche nel confronto storico – per poi salire al 4,5% nel 2025.

La disoccupazione in base ai dati della Segreteria di Stato dell’economia si attesterà per contro al 2,0% nel 2023, al 2,2% nel 2024 e al 2,3% nel 2025 (in giugno i pronostici erano 1,8%, 2,0% e non disponibile). In generale il contesto del mercato del lavoro rimarrà favorevole, si dicono convinti gli esperti di Zurigo.

Inflazione stabile

Riguardo all’inflazione, viene confermata la stima del 2,2% per quest’anno, ma viene corretta sensibilmente al rialzo quella per il 2023: sarà al 2,1%, e non all’1,5% come ipotizzato in giugno. Il motivo? Per gli specialisti del KOF gli aumenti delle pigioni e dei prezzi dell’elettricità avranno un impatto ben maggiore di quanto inizialmente calcolato. Il rincaro dovrebbe poi scendere in parte nel 2025, attestandosi all’1,1% (si tratta della prima stima). Il centro studi del Politecnico federale ai aspetta peraltro che la Banca nazionale svizzera non interverrà sul tasso guida prossimamente, lasciandolo all’1,75%.

Salari ristagnano

I salari nominali aumenteranno del 2,0% quest’anno, ma visto che l’inflazione sarà superiore le retribuzioni reali (cioè quelle che tengono conto dell’inflazione) ristagneranno. L’anno prossimo la crescita delle remunerazioni nominali dovrebbe essere leggermente superiore, pari al 2,2%: “ciò implica un altro anno di magra per lo sviluppo dei salari reali”, commenta il KOF. Solo nel 2025, quando le pressioni inflazionistiche si attenueranno in modo significativo, gli stipendi reali torneranno a crescere in modo significativo: poco meno dell’1%, è la stima.


Per un commento dei dati ecco un’intervista al direttore del Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo Jan-Egbert Sturm.

Signor Sturm, l’economia globale appare in crisi: la Svizzera sarà comunque risparmiata da una recessione?

Sturm: Non ci aspettiamo che i tassi di variazione del prodotto interno lordo (Pil) scivolino in territorio negativo. L’economia elvetica svizzera è troppo robusta per questo. Ma naturalmente percepiamo anche che l’economia estera si sta indebolendo intorno a noi. Questo però non significa che scivoleremo subito in una recessione”.

Jan-Egbert Sturm, direttore del KOF.
Jan-Egbert Sturm © Keystone / Gaetan Bally

Che tipo di sviluppo del Pil possiamo aspettarci per l’anno in corso e per il prossimo?

Attualmente ci troviamo in una fase di debolezza. Ciò è dovuto in particolare all’industria, che naturalmente è fortemente influenzata dall’economia estera. Quindi la situazione è più debole di quanto vorremmo. D’altro canto, l’economia interna rimane relativamente solida. Complessivamente, vediamo un tasso di crescita debole per il 2023. Per l’anno prossimo prevediamo qualche miglioramento, ma l’espansione rimane relativamente ridotta.

E l’inflazione? Il costo della vita continuerà ad aumentare? La Banca nazionale svizzera (BNS) dovrà inasprire ulteriormente la politica monetaria?

In Svizzera siamo fortunati perché la dinamica dell’inflazione non è stata così pronunciata come in molti altri paesi. Anche quest’anno il tasso d’inflazione medio si attesterà intorno al 2,2%, ossia al di sopra della fascia obiettivo della BNS, ma ancora relativamente vicino. Per il prossimo anno prevediamo una dinamica dell’inflazione in una fascia simile. È lecito chiedersi fino a che punto la BNS possa ancora fare qualcosa. Perché gran parte di questa dinamica deriva da prezzi o affitti regolamentati.

In che modo l’aumento dei tassi di interesse influisce sull’economia locale?

Normalmente, tassi di interesse più alti significano che certi progetti sono meno redditizi e quindi vengono messi da parte. Di conseguenza, le imprese sono meno attive e la dinamica economica rallenta.

Il mercato del lavoro svizzero rimarrà solido? O la disoccupazione aumenterà sensibilmente?

Naturalmente anche il mercato del lavoro percepirà che in alcuni settori – ad esempio nell’industria – la situazione è più debole del solito. Ma molte aziende hanno ancora carenza di manodopera. Pertanto non dovrebbe esserci un rallentamento pronunciato del mercato del lavoro. È possibile un leggero aumento del tasso di disoccupazione: tuttavia tutto rimane all’interno di un quadro che può essere riassunto con una situazione stabile del mercato del lavoro.



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