Mascherine esportate in piena crisi coronavirus
In piena crisi coronavirus, quando in Svizzera c'era carenza di mascherine per sanitari e popolazione, l'export di questi prodotti ha registrato cifre record facendo fare lauti guadagni agli intermediari di questo lucroso commercio.
La sconcertante notizia emerge da un’inchiesta dei due domenicali Le Matin Dimanche e SonntagsZeitung che hanno passato in rassegna i dati forniti dall’Amministrazione federale delle dogane. Cifre che non lasciano adito a dubbi: nei primi tre mesi dell’anno sono state esportate 25 tonnellate di mascherine – in particolare verso Cina (12 t), Hong Kong (6 t) e Germania (2 t) – a fronte dei soli 13 chilogrammi venduti all’estero nello stesso periodo del 2019.
E tutto questo avveniva mentre tali prodotti mancavano negli ospedali e nelle case di riposo e l’Ufficio federale della sanità invitava gli eventuali possessori a donarle ai nosocomi.
In proposito Enea Martinelli, vicepresidente di PharmaSuisse (associazione dei farmacisti) ha affermato che “alcuni intermediari hanno acquistato questi articoli su larga scala, spesso prima dello scoppio della pandemia, per poi vendere al miglior offerente” mentre gli stessi produttori hanno sostenuto di essere impotenti: Roland Meier, direttore di 3 M Svizzera, ha infatti detto di essersi accorto che “esistono offerte per le nostre mascherine a prezzi che sono al di là del bene e del male” ma nello stesso tempo di non avere alcuna possibilità di “influenza sulle tariffe di commercianti e intermediari che consegnano la merce”.
Le cifre contenute nei registri dell’Amministrazione delle dogane indicano chiaramente l’entità di questa speculazione: in gennaio le mascherine, tutte del tipo FFP2 e FFP3 con filtro destinate a professionisti, venivano infatti esportate per un valore medio di 20 franchi al chilo, un dato salito improvvisamente a 205 franchi in marzo e fra l’altro doppio a quello delle importazioni per il medesimo prodotto.
In Cina sono state vendute a 61 franchi al chilo, mentre per l’Italia si sono raggiunti i 316 franchi e per l’Austria addirittura 455 franchi. Solo a fine marzo il governo federale ha decretato l’obbligo di un’autorizzazione per tutte le esportazioni di materiale medico di protezione e comunque nel frattempo la situazione sul mercato interno è migliorata.
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