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OK del Consiglio degli Stati a un sostegno indiretto per la distribuzione della stampa

postina lascia giornali in bucalettere
Gli importi messi a disposizione dal Consiglio nazionale vanno rivisti al ribasso. Keystone / Christian Beutler

Il sostegno indiretto alla stampa destinato alla distribuzione regolare di quotidiani e periodici in abbonamento va esteso secondo il Consiglio degli Stati.

Il Consiglio degli Stati è convinto che il sostegno indiretto alla stampa destinato alla distribuzione di quotidiani e periodici in abbinamento va esteso e ha approvato un progetto di legge in tal senso con 37 voti contro 6 e un’astensione. Gli importi messi a disposizione dal Consiglio nazionale vanno però rivisti al ribasso (40 anziché 45 milioni).

Rispetto a quanto deciso dalla Camera del popolo lo scorso settembre, quella dei Cantoni ha deciso di mantenere anche il sostegno alla stampa associativa e delle fondazioni (20 milioni).

Il disegno di legge poggia sull’iniziativa parlamentare di Christine Bulliard-Marbach (Centro). Esso prevede che la stampa regionale e locale riceva un maggiore sostegno per un periodo di sette anni, una misura transitoria considerata necessaria per assicurare il pluralismo dei media, ha spiegato Marianne Maret (Centro). Si tratta di una proposta lanciata dopo il “no” alle urne del pacchetto di misure in favore dei media del febbraio 2022.

La maggioranza è stata d’accordo con gli obiettivi del progetto e ha votato a larga maggioranza l’entrata nel merito (35 voti contro 8 e 1). Secondo vari oratori, in particolare del Centro e della sinistra, la stampa va sostenuta finanziariamente, “in modo da concedere al settore il tempo di adeguarsi alla trasformazione digitale e permettergli di espletare almeno per i prossimi anni la sua importante funzione democratica”, ha aggiunto Maret.

Una minoranza, guidata dall’UDC Esther Friedli (Unione democratica di centro UDC, destra conservatrice) ha tentato invano di respingere il progetto a causa della difficile situazione finanziaria della Confederazione e perché favorevole allo status quo. “I soldi non ci sono”, gli ha fatto eco Jakob Stark (UDC).

Mantenimento dei contributi alla stampa associativa

Allo scopo di non pesare eccessivamente sulle finanze federali, la Camera dei cantoni ha inoltre deciso di ridurre i contributi annui per la stampa regionale e locale da 45 milioni a 40 milioni (27 voti contro 15 e 1 astenuto) e di portare da 30 a 25 milioni (31 contro 14) quelli per il recapito mattutino previsti dal progetto. A causa della situazione precaria dei media regionali, per ciascuna delle due proposte una minoranza, guidata da Charles Juillard (Centro), ha chiesto invano di confermare invece quanto deciso dal Consiglio nazionale.

Rispetto alla versione uscita dai dibattiti alla Camera del popolo, la Camera dei cantoni ha inoltre deciso di non cancellare i finanziamenti alla stampa associativa e delle fondazioni. La commissione preparatoria, come soluzione di compromesso, voleva ridurre i contributi da 20 a 10 milioni di franchi all’anno, poiché – a suo avviso – la consegna di pubblicazioni della stampa associativa e delle fondazioni non è esposta alle stesse difficoltà della stampa locale e regionale.

Ma un’alleanza, guidata in questo caso da UDC e sinistra, è riuscita a convincere il plenum a sostenere lo status quo (20 milioni). Il Nazionale, in settembre, aveva deciso di stralciare in toto questi contributi.

Aiuto ai media indipendente dal canale di diffusione

Il dibattito sull’aiuto ai media continua agli Stati. Considerate le misure di promozione previste dal progetto appena votato, la commissione propone di respingere una mozione del Nazionale che auspica un sostegno ai media elettronici indipendente dal canale di diffusione e dal modello commerciale.

La commissione preferirebbe infatti che si evitasse di sostenere in maniera generalizzata tutti i media e di spianare quindi la strada alla creazione di media di Stato. Essa rammenta inoltre che la promozione dei media elettronici è stata uno dei punti più controversi del pacchetto di misure a favore dei media (poi bocciato alla urne nel 2022).

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