La televisione svizzera per l’Italia

Da gennaio arrivano nuovi milioni per il cinema svizzero

La pubblicità a favore della legge sul cinema.
Grazie alla nuova legge sul cinema, l'industria audiovisiva Svizzera potrà disporre di altri 18 milioni di franchi all'anno. © Keystone / Laurent Gillieron

È stata chiamata “Lex Netflix”. La revisione della legge sul cinema, accettata dal popolo il 15 maggio scorso, entrerà in vigore dal 2024. Così dal prossimo primo gennaio le piattaforme di streaming online (quali Netflix, Disney1+, Amazon) dovranno investire almeno il 4% dei loro proventi lordi realizzati nella Confederazione nella creazione cinematografica locale indipendente. Inoltre, almeno il 30% dei film in catalogo dovrà essere costituito da pellicole europee.

C’è voluto poco più di un anno per arrivare ad attuare la volontà popolare. Il Consiglio federale ha adottato mercoledì una modifica in tal senso dell’Ordinanza sulla cinematografia (OCin) nonché una nuova ordinanza (OQIC) che definisce i dettagli e gli obblighi futuri. Come noto, la nuova legge sul cinema obbliga i servizi di streaming a finanziare la produzione cinematografica elvetica investendo almeno il 4% della cifra d’affari realizzata nel Paese. Misure simili sono già in vigore nei Paesi vicini. La Francia, per esempio, prevede un obbligo di reinvestimento del 26% e l’Italia del 20%. In generale il Parlamento europeo si era attivato già a partire dal 2018. L’idea è che – al pari dei canali televisivi pubblici e privati – anche i giganti del web sostengano la produzione cinematografica nazionale. 

I servizi di streaming dovranno finanziare la produzione cinematografica elvetica investendo almeno il 4% della cifra d’affari realizzata nel Paese.

La legge varata dal Parlamento sulla scia degli altri Paesi europei è stata contestata tramite referendum dalle sezioni giovanili dei partiti di destra, le quali ritenevano che la produzione cinematografica svizzera fosse già sovvenzionata a sufficienza. La Confederazione sostiene, tramite la sezione cinemaCollegamento esterno dell’Ufficio federale della cultura, la produzione cinematografica con circa 16,5 milioni di franchi all’anno cui vanno aggiunti i contributi della SRG SSR (l’ente Radiotelevisivo svizzero) che investe annualmente nell’industria audiovisiva elvetica (film per la tv, multimedia, film per il cinema) 34 milioni di franchi tramite il Pacte de l’AudiovisuelCollegamento esterno.

Secondo i promotori del referendum, il progetto non era nell’interesse di consumatrici e consumatori, paventando anche un eventuale aumento degli abbonamenti delle piattaforme streaming se la legge fosse giunta in porto. Una valutazione a suo tempo contestata dal regista ticinese e direttore delle Giornate cinematografiche di Soletta Niccolò Castelli: “Se i prezzi aumenteranno non sarà in conseguenza di questa legge che impone un reinvestimento e non una tassa”.

Il voto era dunque temuto. Come si espresse allora l’associazione cinésuisse, “stanno [i promotori del referendum, ndr.] pugnalando alle spalle la cultura svizzera, l’industria cinematografica svizzera e di conseguenza anche l’economia svizzera”.

Legge approvata dal 58% dell’elettorato

Nonostante le obiezioni dei giovani di destra e i timori della sinistra, la modifica della Legge federale sulla produzione e la cultura cinematografiche, sottoposta a votazione federale il 15 maggio del 2022, è stata accolta dal 58% dell’elettorato.

La grande maggioranza dei Cantoni si è espressa a sostegno della nuova legge, con percentuali che vanno dal timido 50,6% di San Gallo all’eclatante 76,1% di Vaud. In linea generale, i Cantoni romandi sono stati tendenzialmente più favorevoli. Oltre a Vaud, spiccano Ginevra e Neuchâtel con percentuali di “sì” di rispettivamente il 74,6% e il 70,5%. Solo sette Cantoni hanno bocciato la riforma: Uri, Svitto, Obvaldo, Nidvaldo (i cantoni cosiddetti della Svizzera primitiva), Sciaffusa, Appenzello Interno e Turgovia.

Dal 2024 sono 18 milioni i franchi destinati ogni anno alla creazione cinematografica elvetica.

Oggi, dunque, dalla volontà popolare espressa nel voto si è passati all’applicazione della legge. Secondo il governo federale, si stima che dal 2024 verrà generato un volume di 18 milioni di franchi all’anno destinati alla creazione cinematografica elvetica e alla Svizzera come sede di produzione. Dato che le imprese coinvolte investiranno principalmente in serie e formati audiovisivi non sostenuti dalla Confederazione, si creerà una nuova fonte di guadagno che garantirà la competitività della Svizzera a livello europeo e che dovrebbe consentire di realizzare coproduzioni internazionali.

Al contempo la nuova legge permetterà di rendere la Svizzera un luogo di produzione più attraente e darà ai giovani talenti svizzeri e ai numerosi tecnici e professionisti attivi in questo campo nuove opportunità lavorative. 

Prima co-produzione tra RTS e Netflix

E proprio alcuni giorni fa, è giunto il primo frutto di questa nuova politica culturale della Confederazione: Netflix e RTS, il canale svizzero francese della SSR, hanno annunciato che lanceranno una loro prima coproduzione: si tratta di “Winter Palace”, una serie dedicata alla nascita degli hotel di lusso nelle Alpi. Gli episodi saranno trasmessi alla fine del 2024. Gli otto episodi da 45 minuti riporteranno gli spettatori alla fine del XIX secolo, quando il turismo invernale fu inventato da un albergatore svizzero e da un’aristocratica inglese.

Sviluppato da RTS, Point Prod di Ginevra e Oble Studios, scritto sotto la direzione dello sceneggiatore britannico Lindsay Shapero e diretto dal friburghese Pierre Monnard, “Winter Palace” è un dramma storico.

La serie sarà girata, in inglese e francese, tra ottobre 2023 e marzo 2024. Grazie a questa cooperazione, il pubblico svizzero beneficerà di una trasmissione esclusiva su RTS 1, prima che la serie venga resa disponibile anche agli abbonati di Netflix in Svizzera e nel resto del mondo.

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