Vallese, un cantone diviso sul suidicio assistito
Il diritto al suicidio assistito negli istituti per gli anziani deve essere inclusa nella nuova legge sanitaria. Questa richiesta divide il parlamento del canton Vallese. Se il governo cantonale vuole mantenere l'attuale libertà lasciata ai medici, la Commissione sanitaria difende un trattamento equo per tutti i pazienti.
Il Vallese è uno dei cantoni più religiosi della Svizzera. Normale dunque che il tema del diritto al suicidio assistito sia particolarmente sentito. Sulla questione esiste inoltre una chiara divisione geografica: i deputati dell’Alto Vallese, di lingua tedesca, difendono la posizione del governo che preferisce lasciare la libertà di scelta ai medici. La maggioranza dei rappresentanti del Basso Vallese, di lingua francese, sostiene invece l’introduzione nella legge del diritto al suicidio assistito nelle case per anziani.
Come è regolato oggi il suicidio assistito?
Oggi in Vallese non è possibile in tutti gli istituti per gli anziani morire per scelta. La Commissione sanitaria del Gran Consiglio ha pertanto proposto di stabilire una rigorosa equità tra tutti i residenti delle istituzioni.
Regole rigide
Il disegno di legge presentato ai deputati vallesani prevede delle regole rigide per aver accesso al suicidio assistito. La persona deve infatti soffrire di una malattia o incidente grave e incurabile. Il ritorno a casa deve essere considerato impossibile. Infine, il paziente deve spiegare chiaramente la sua scelta di avvalersi del suicidio assistito.
Status quo
In diverse dichiarazioni, la Conferenza episcopale svizzera, la diocesi di Sion e l’Associazione di cure palliative del Vallese hanno espresso il loro sostegno allo status quo, ovvero la versione del governo cantonale. La nuova legge vallesana sulla salute dovrebbe entrare in vigore nel 2020.
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