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Dieci milioni di abitanti in Svizzera “sono troppi”

Diverse persone attraversano le strisce pedonali.
La popolazione elvetica aumenta e c'è chi lancia l'allarme. KEYSTONE/© KEYSTONE / CHRISTIAN BEUTLER

Raccolte oltre 114'000 firme a sostegno della nuova iniziativa popolare che si propone di porre un freno all'immigrazione definita "incontrollata".

L’Unione democratica di centro (UDC, destra) ha depositato mercoledì alla Cancelleria federale 114’600 firme a sostegno della sua iniziativa popolare “No a una Svizzera da 10 milioni! (iniziativa per la sostenibilità)” che mira a porre un freno all’afflusso di persone straniere.

L’immigrazione incontrollata sta danneggiando il Paese, ha sottolineato il partito che ha messo in risalto il numero elevato di adesioni raccolte in soli 9 mesi (ne occorrevano 100’000 in un anno) per attivare la procedura prevista dalla Costituzione.

In concreto la proposta chiede di aggiungere alla Costituzione federale un nuovo articolo sullo “sviluppo demografico sostenibile” secondo cui la popolazione residente permanente in Svizzera non dovrà superare i dieci milioni entro l’anno 2050.

La soglia dei 9,5 milioni

Per raggiungere questo obiettivo, qualora l’iniziativa passasse, il Governo e il Parlamento sono tenuti a prendere provvedimenti non appena la popolazione supererà i 9,5 milioni e le persone ammesse a titolo provvisorio non potranno più ottenere un permesso di residenza o di domicilio, né la cittadinanza svizzera, né qualsiasi altro diritto di soggiorno.

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Inoltre, se si renderà necessario, Berna dovrà uscire unilateralmente dai trattati internazionali che incoraggiano la crescita demografica, come l’accordo sulla libera circolazione delle persone con l’UE o il Patto ONU sulla migrazione.

A sostegno della propria tesi l’UDC osserva che negli ultimi due anni sono immigrate nella Confederazione oltre 180”000 persone, “con conseguenze devastanti per il nostro piccolo Paese”.

Contingenti e controllo autonomo del fenomeno

In particolare il partito di destra contesta alle altre forze politiche la mancata applicazione dell’articolo 121a della Costituzione federale, approvato in votazione popolare nel 2014, “contro l’immigrazione di massa”.

La formula che è stata adottata in Parlamento con legge ordinaria per la sua applicazione ha infatti svuotato, a giudizio dell’UDC, il contenuto dell’articolo costituzionale. Occorrerebbe invece, viene ribadito, il controllo “indipendente” dell’immigrazione attraverso numeri massimi annuali e contingentamenti.

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I problemi legati all’immigrazione, insiste l’UDC, colpiscono una parte sempre più ampia della popolazione e si traducono in una sfilza di inconvenienti: carenza di alloggi e aumento degli affitti, ingorghi stradali, treni e autobus sovraffollati, abbassamento degli standard scolastici, aumento della violenza e della criminalità, carenza di elettricità, stagnazione del reddito pro capite, premi delle casse malati sempre più proibitivi, indebitamento dei servizi sociali e crescente pressione sul nostro paesaggio e sulla natura.

L’immigrazione è il “problema numero uno”

In proposito, il neo presidente UDC Marcel Dettling ha rilevato che “con la nostra iniziativa mostriamo concretamente come l’immigrazione possa essere nuovamente gestita in modo indipendente”. Oggi invece, ha continuato Dettling, “arrivano troppi stranieri, e quelli sbagliati” mentre noi “vogliamo un’immigrazione controllata che vada a vantaggio del nostro Paese e della nostra popolazione”.

Per il consigliere nazionale e vicepresidente del partito Thomas Matter, “la massiccia e incontrollata immigrazione è la causa principale dei problemi più urgenti e più gravi di cui soffre la Svizzera” mentre per il capogruppo parlamentare Thomas Aeschi, “gli abitanti del nostro Paese hanno superato per la prima volta la soglia delle 9 milioni di persone nel 2023”.

Benché la Svizzera sia sovrappopolata, ha precisato, la massiccia immigrazione continua senza sosta. Il consigliere nazionale di Zugo ha anche ricordato che, prima della votazione sulla libera circolazione delle persone svoltasi il 21 maggio del 2000, il Consiglio federale aveva rassicurato che ogni anno sarebbero arrivate in Svizzera solo dalle 8’000 alle 10’000 persone in più, un auspicio che non si è avverato.

Già intorno ai 9 milioni

Che vi sia una correlazione tra immigrazione e crescita demografica viene sostenuto anche dalle recenti analisi statistiche, anche se sugli effetti di questa evoluzione i pareri non sono unanimi.

L’ultimo dato disponibile diffuso dall’Ufficio federale di statistica indica un numero di residenti permanenti alla fine del terzo trimestre 2023 pari a 8,9 milioni (8’931’306), di cui 2,4 milioni stranieri/e (2’391’897). Cifra che peraltro non contempla gli oltre 70’000 ucraini e ucraine a cui è stato concesso lo statuto speciale (permesso di soggiorno S).

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La densità della popolazione svizzera confrontata con altri paesi e aree geografiche.

A fine 2022, nove mesi prima, erano registrati 8’738’800 abitanti stabili, a fronte di 8’812’700 conteggiati un anno prima (2021). Una progressione cui ha contributo relativamente poco il saldo naturale (+7’750). A incidere è stata infatti soprattutto l’immigrazione, che dopo un rallentamento durante la pandemia, ha ripreso a crescere in modo pronunciato.

Alla fine del 2022 gli arrivi annuali di stranieri/e erano saliti a 190’500, in aumento del 15% rispetto al 2021, mentre le emigrazioni erano state 120’400 (+3,1%). Il saldo migratorio è quindi passato da 48’900 nel 2021 a 70’100 nel 2022. Come negli anni precedenti, gli Stati di provenienza più comuni degli immigrati/e sono i Paesi limitrofi (Germania, Italia e Francia).

Secondo alcune proiezioni, la popolazione residente dovrebbe superare quest’anno la soglia dei 9 milioni, per poi raggiungere il traguardo simbolico dei 10 milioni nel 2050.

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I numeri assoluti però nascondono alcune peculiarità e vanno interpretati alla luce dell’evoluzione economica e sociale. Sempre alla fine del 2022 risultavano ad esempio, secondo i dati forniti dall’Ufficio federale di statistica (UST), 120’000 posti vacanti in Svizzera, una quota che non si vedeva dall’ormai lontano 2003.

ll pensionamento della generazione dei “baby boomer” (le persone nate tra il 1945 e i primi anni Sessanta), ad esempio, è già iniziato e si prevede che raggiungerà il picco entro il 2030, lasciando un vuoto che sarà difficile da colmare. Il problema è particolarmente sentito in alcune professioni qualificate, come la medicina generale.

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Ma più in generale si può osservare che in Svizzera i giovani lavoratori e lavoratrici non sono già ora sufficienti a compensare i pensionamenti, e il divario è destinato ad aumentare fino alla fine del decennio.

Sulle varie tesi riguardanti vantaggi e scompensi derivanti dall’immigrazione saranno comunque chiamarti ad esprimersi prossimamente le svizzere e gli svizzeri, una volta che la Cancelleria federale certificherà la riuscita dell’iniziativa UDC.

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