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No a regole più severe per le multinazionali svizzere

Vista generale della sala del Consiglio degli Stati con senatori in seduta
I "senatori" non sono entrati nel merito del controprogetto e raccomandano di respingere l'iniziativa popolare "Per imprese responsabili" Keystone / Anthony Anex

Le multinazionali svizzere non dovranno sottostare a regole più severe per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani o gli standard ambientali all'estero.

Lo ha deciso martedì il Consiglio degli Stati, che per 22 voti a 20 ha rifiutato di entrare nel merito del controprogetto indirettoCollegamento esterno all’iniziativa popolare Per imprese responsabiliCollegamento esterno. Al contempo, la camera alta del Parlamento svizzero raccomanda (con 25 voti contro 14, e 3 astenuti) di respingere tale iniziativa.

A indurre la maggioranza borghese dei consiglieri agli Stati a bocciare un quadro normativo più severo per le multinazionali è stato il timore di un’ondata di cause legali e di nuocere all’attrattiva della piazza economica elvetica.

Il nodo: “anche all’estero”

Depositata il 10 ottobre 2016, l’iniziativa popolare chiede che le imprese che hanno in Svizzera la loro sede legale, l’amministrazione centrale oppure il centro d’attività principale, debbano rispettare -non solo nella Confederazione ma anche all’estero- i diritti umani riconosciuti e le norme ambientali internazionali.

Il punto controverso è che le multinazionali non sarebbero chiamate a rispondere solo dei propri atti, ma anche di quelli di imprese che controllano economicamente, senza parteciparvi sul piano operativo.

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I promotori dell’iniziativa avevano fatto sapere di essere pronti a ritirarla, qualora il controprogetto indiretto fosse accolto dal Parlamento.

Il dossier torna al Consiglio nazionale (camera bassa), che nel giugno scorso aveva bocciato “Per imprese responsabili ma accolto il controprogetto.

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