Dopo lo sciopero delle donne, ora ci vogliono i fatti
Lo sciopero delle donne del 14 giugno scorso è stato solo l'inizio, ora si passa alla fase operativa: è il messaggio promosso dall'Unione sindacale svizzera.
l’Uss vuole far confluire le rivendicazioni scandite nelle piazze lo scorso 14 giugno nelle prossime trattative salariali e nelle discussioni relative ai nuovi contratti collettivi di lavoro (CCL).
Migliori stipendi femminili, congedi per mamme e papà, nonché misure contro le molestie sessuali e la discriminazione sul posto di lavoro: sono questi i pilastri dell’azione sindacale illustrati in una conferenza stampa a Berna.
Parità di genere ancora lontana
Secondo l’USS Collegamento esternola Svizzera deve finalmente fare passi avanti in materia di parità fra i generi: due settimane di congedo paternità sono un inizio, ma certamente non sufficienti. Anche i datori di lavoro vengono chiamati a fare la loro parte: nei negoziati autunnali Unia chiederà un salario minimo di 4 mila franchi (con 13 mensilità) per tutti i settori con elevata presenza femminile.
Ma anche questo non è abbastanza. “La scandalosa discriminazione delle donne necessita di misure supplementari, sotto forma di aumenti di stipendio”, ha detto la presidente di Unia Vania Alleva. Da parte sua la presidente del Sindacato dei servizi pubblici e sociosanitari (VPOD/SSP) Katharina Prelicz-Huber ha sottolineato come nel ramo sanitario siano necessarie buste paga più pesanti e migliori condizioni: bisogna ad esempio considerare tempo di lavoro il momento necessario per cambiarsi d’abito, occorre puntare a possibilità di pensionamento a 60 anni con rendita piena e serve un CCL nell’ambito delle cure private.
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