Donne e guerra in questo 8 marzo
La guerra in Ucraina è entrata di forza anche nelle rivendicazioni espresse in occasione della Giornata Internazionale della Donna, che si celebra oggi. In Svizzera la mobilitazione odierna, oltre agli appelli a fermare il conflitto, si è concentrata contro l'aumento dell'età pensionabile delle donne, votato dal Parlamento federale.
“La guerra sta arrivando alle nostre porte, con le terribili conseguenze che avrà per tutta la popolazione civile in Ucraina e, come in tutte le guerre, ancora di più per le donne, le minoranze di genere e i bambini”, si legge in un comunicato del collettivo “Sciopero femminista”.
Femministe contro la guerra
I gruppi femministi elvetici hanno organizzato azioni di solidarietà con le attiviste del gruppo russo “Resistenza femminista contro la guerra” che chiede alle femministe di tutto il mondo di opporsi all’occupazione militare dell’Ucraina. “Guerra significa violenza, povertà, sfollamenti forzati, vite spezzate, insicurezza e mancanza di futuro. Tutto ciò è inconciliabile con i valori e gli obiettivi essenziali del movimento femminista. La guerra intensifica la disuguaglianza di genere e mette un freno per molti anni alle conquiste per i diritti umani”, affermano le femministe russe.
Intanto le forze armate russe hanno confermato di aver dichiarato un cessate il fuoco e aver aperto i corridoi umanitari da Kiev, Chernihiv, Sumy, Kharkiv e Mariupol a partire dalle 10, ora di Mosca (le 8 in Svizzera) per permettere soprattutto a donne e bambini di lasciare i territori confrontanti con i bombardamenti. E proprie le donne in fuga dall’Ucraina sono uno dei simboli di questo 8 marzo, in cui si celebra la Giornata internazionale della donna.
No all’innalzamento dell’età pensionabile
La sinistra e i sindacati si sono concentrati sull’aumento dell’età pensionabile per le donne, contro il quale hanno lanciato un referendum all’inizio dell’anno. Referendum riuscito per cui si andrà al voto.
“In Svizzera il diritto all’uguaglianza tra donne e uomini è sancito dalla Costituzione federale dal 1981, ma la parità salariale non è ancora garantita. Ora vogliono costringerci a subire una nuova riforma che ridurrà le pensioni delle donne e le farà lavorare un anno in più”, sottolinea lo Sciopero femminista.
Un ombudsman per la parità
Il sindacato Travail.Suisse, chiede anche la creazione di un mediatore per l’uguaglianza per ovviare alla difficoltà di accesso ai tribunali nelle controversie riguardanti la legge sulla parità. Un rapporto di valutazione sull’efficacia della legge, commissionato dall’Ufficio Federale di Giustizia, concludeva già nel 2005 che uno dei principali problemi nell’attuazione della norma è la paura delle persone discriminate, che le induce a non denunciare.
L’Ombudsman per la parità dovrebbe avere poteri investigativi, il diritto di intervenire e avviare procedimenti legali rappresentando le vittime di discriminazione, così come un diritto di denuncia.
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