Beirut, altri aiuti dalla Svizzera mentre cresce la rabbia dei cittadini
Mentre dalla Svizzera partono nuovi aiuti alla volta del Libano, la Radiotelevisione svizzerotedesca ha visitato Beirut, dove ha raccolto le testimonianze di una volontaria e di una ex parlamentare.
Altri aiuti sono partiti venerdì dalla Svizzera alla volta di Beirut, devastata dalle esplosioni di una decina di giorni fa. In mattinata, sei specialisti del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) sono decollati da Berna-Belp alla volta del Libano, indica oggi il DFAE.
A bordo dell’aereo anche 1,5 tonnellate di materiale per le cure mediche di base nei settori della chirurgia, della pediatria e dell’ostetricia.
Nella capitate libanese vi sono già 20 esperti elvetici che partecipano alle riunioni quotidiane di coordinamento con i rappresentanti libanesi e degli altri Paesi presenti. La Svizzera ha inoltre annunciato un contributo di 4 milioni di franchi per sostenere la popolazione libanese.
Il parlamento libanese giovedì ha prolungato lo stato di emergenza, ma nella capitale, a 10 giorni dall’esplosione, sono i cittadini che si danno da fare per tentare di ripulire la città. Delle istituzioni non c’è traccia.
Tra questi Mireille Choufani, volontaria per Onused. Ferita nell’esplosione, si fa portavoce ai microfoni della Radiotelevisione svizzera della rabbia di molti. I politici “non ci hanno mai ascoltato. Ma se non lo faranno adesso allora non saremo piacevoli con loro. Ne abbiamo abbastanza”, dice.
Paula Yacoubian, ex parlamentare indipendente, si è dimessa dopo l’esplosione. Anche le sue parole nei confronti della classe dirigente sono dure. “Quello che fanno è creare il panico! Giorno e notte ci inculcano che i cristiani sono cristiani, i musulmani sono musulmani, mettono gli sciiti contro i sunniti e i sunniti e i cristiani contro tutti e alla fine – e questo è davvero spaventoso – è così che fanno in modo di restare al potere!”
Qui sotto il reportage completo:
tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 24.08.2020)
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