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Il lavoro ridotto, un’ancora di salvezza meno accessibile

cameriere con mascherina serve due clienti
Bar e ristoranti hanno riaperto, ma per rispettare le misure di sicurezza il numero di clienti che si può accogliere è ben inferiore rispetto al periodo pre-pandemia. Keystone / Jean-christophe Bott

Nei due mesi di 'lockdown', le indennità per lavoro ridotto sono state di fondamentale importanza per decine di migliaia di aziende e centinaia di migliaia di lavoratori. Un aiuto che viene in parte a cadere con le riaperture di lunedì.

Le parole di Boris Zürcher, capo della divisione lavoro della Segreteria di Stato dell’economia (Seco), sono chiare: “Chi semplicemente non ha voglia di riaprire, non ha più diritto al lavoro ridotto”.

Sei miliardi per il lavoro ridotto

Una settimana fa, durante la sessione speciale delle Camere, il Parlamento svizzero ha approvato un credito di sei miliardi per rimpolpare l’assicurazione disoccupazione e finanziare così le indennità per il lavoro ridotto.

La misura permetterà di evitare di aumentare i contributi salariali. La somma stanziata non sarà però sufficiente e il credito non sarà pertanto l’ultimo.

Ristoratori o commercianti che ritengono che il gioco non valga la candela, ovvero che le misure di protezione imposte per la riapertura vadano ad incidere troppo sulle attività, o che per precauzione preferiscono tener chiuso, non possono quindi più far capo a questo strumento (l’equivalente della cassa integrazione in Italia).

Uno strumento che in questi due mesi ha permesso a moltissime aziende e lavoratori di restare a galla. Stando a quanto annunciato una settimana fa dalla direttrice della Seco, Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch, all’inizio di maggio 1,91 milioni di persone e 187’000 aziende avevano inoltrato richiesta di lavoro ridotto.

Una possibilità che ora, come detto, viene in parte a cadere con la ripresa di buona parte delle attività economiche.

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In Ticino, stando alla Federcommercio, praticamente nessun negoziante ha rinunciato alla riapertura, mentre tra il 10 e il 20% dei bar ha preferito tenere le serrande chiuse. Alcuni perché impossibilitati a rispettare le norme di distanziamento, altri – anche se pochi – per scelta.

Non potendo però più accogliere lo stesso numero di clienti come prima della pandemia, bar e ristoranti possono comunque ancora utilizzare almeno parzialmente il lavoro ridotto per compensare le perdite dovute a questi minori introiti. “Prendiamo un ristorante con dieci dipendenti, ma che a causa delle regole di distanza e di igiene può ragionevolmente impiegare solo cinque dipendenti. allora vorrà dire che gli altri cinque avrà ancora diritto al lavoro ridotto”, precisa Boris Zürcher alla RSI. 

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