I Verdi falliscono la scalata al Governo
Nulla da fare per l'ecologista Regula Rytz, che mirava al seggio del liberale radicale ticinese Ignazio Cassis. Il Parlamento svizzero ha rieletto mercoledì i sette consiglieri federali uscenti per un mandato di quattro anni.
Il Parlamento svizzero non apprezza particolarmente i cambiamenti di rotta repentini. Dalla creazione dello Stato federale nel 1848, è accaduto molto raramente che il Legislativo non riconfermasse i consiglieri federali (ministri) uscenti. Questa ‘tradizione’ si è ripetuta mercoledì.
Sulla scia del successo alle elezioni di ottobre, i Verdi avevano deciso di tentare di entrare in Governo con la loro presidente, la bernese Regula Rytz. Obiettivo: uno dei due seggi del Partito liberale radicale (PLR, destra), che ha una forza di poco superiore a quella degli ecologisti. Più precisamente il seggio del ticinese Ignazio Cassis, che nei suoi due anni da ministro degli esteri ha suscitato diverse critiche.
Gli antecedenti del 2003 e del 2007
I casi in cui il Parlamento non ha rieletto i consiglieri federali uscenti si possono contare sulle dita di una mano. Nel 2003, l’esponente dell’Unione democratica di centro Christoph Blocher era riuscito ad estromettere la popolare democratica Ruth Metzler. L’UDC, che aveva registrato forti progressioni nelle due elezioni precedenti, aveva così conquistato un secondo seggio in Governo.
Quattro anni dopo, lo stesso Blocher non era poi stato riconfermato. Al suo posto, i parlamentari avevano eletto Evelyne Widmer-Schlumpf. La grigionese, che faceva parte dell’UDC, era poi stata esclusa dal partito.
Concordanza e stabilità
La scalata al Consiglio federale si è però da subito rivelata molto ripida. A parte il sostegno dei loro alleati di sempre – i socialisti (PS) – i Verdi non hanno infatti ricevuto l’appoggio di nessun altro partito. Anche i Verdi liberali – a cui forse il profilo troppo a sinistra di Regula Rytz non è andato giù – hanno optato per la libertà di voto. Non avendo una maggioranza (verdi e socialisti hanno 80 parlamentari su 246) i giochi sembravano perciò fatti.
E così è stato: Ignazio Cassis ha fatto il pieno di voti tra i partiti di centro e di destra, raccogliendone 145 (la maggioranza per essere eletti era di 120 voti). Regula Rytz si è invece dovuta accontentare di 82 suffragi.
Sin dalle prime dichiarazioni dei capigruppo si è capito che il Parlamento propendeva verso la concordanzaCollegamento esterno e la stabilità politica. Ad eccezione di Cassis e – a sorpresa – dell’altra PLR Karin Keller-Sutter, tutti gli altri membri uscenti dell’Esecutivo sono stati riconfermati con buoni risultati e in alcuni casi con percentuali ‘bulgare’. Viola Amherd, ad esempio, ha ottenuto 218 voti su 232 schede valide e Ueli Maurer 213 voti su 221.
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Il ruolo dell’italianità
Un altro argomento evocato più volte per la rielezione di Cassis è stata la questione dell’equa rappresentanzaCollegamento esterno in Governo delle diverse regioni e componenti linguistiche del paese. Un punto, questo, su cui il consigliere federale ha più volte insistito nelle scorse settimane e ribadito martedì da diversi oratori.
Thomas Aeschi, capogruppo dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), ha sottolineato che “la mancata rielezione di un ticinese sarebbe uno schiaffo per il Ticino”. A nome del gruppo del centro, Leo Müller del Partito popolare democratico (PPD, centro) ha dal canto suo dichiarato l’intenzione di rieleggere Cassis “non da ultimo perché il suo gruppo ha sempre difeso la rappresentanza di tutte la minoranze in Governo, in particolare della Svizzera italiana”.
La ‘formula magica’ non cambia
La composizione del Governo rimane perciò immutata, con due esponenti dell’UDC, due del PLR, due del PS e uno del PPD.
La cosiddetta ‘formula magica’Collegamento esterno, che seppur con qualche cambiamento e con qualche eccezione persiste dal 1959, quindi non cambia. I quattro partiti più importanti (almeno a livello di numero di parlamentari) continuano ad essere rappresentati in Governo secondo la formula 2+2+2+1.
Se tra quattro anni i Verdi confermeranno il risultato delle ultime elezioni, l’eventualità di una loro entrata in Governo si riproporrà però con forza. Del resto, uno dei mantra di questa elezione ripetuti soprattutto dagli esponenti di destra è stato: “Un ecologista in Governo? Possibile, ma non subito…”.
Così come si riproporrà con forza un’eventuale riforma del sistema con cui vengono eletti i consiglieri federali e del sistema di concordanzaCollegamento esterno. Recentemente il presidente del PPD Gerhard Pfister ha ad esempio proposto che il mandato dei consiglieri federali sia limitato ad otto anni (oggi non vi sono limiti e in passato alcuni ministri sono rimasti in carica per ben più di due legislature). Inoltre, alcuni hanno riproposto l’idea di allargare il Governo, passando da sette a nove membri.
La composizione attuale del Governo rappresenta meno del 70% degli elettori. Una percentuale che in altri paesi sarebbe considerata enorme, ma che in Svizzera rappresenta un limite sotto il quale molti ritengono sia pericoloso scendere. In un recente passato, i quattro partiti di Governo riunivano invece quasi l’80% dei consensi.
Per i Verdi non era una prima
Il primo Verde ad essere eletto nel Parlamento svizzero è stato Daniel Brélaz nel 1978. Da allora, gli ecologisti hanno registrato una forte crescita, anche se in alcune elezioni (nel 2011 e nel 2015) hanno subito qualche perdita.
Alle elezioni federali di ottobre hanno conquistato il 13,2% delle preferenze in Consiglio nazionale, raddoppiando quasi il risultato di quattro anni prima.
Non è la prima volta che i Verdi provano ad entrare in Governo. Il primo candidato (non ufficiale) fu Leni Robert nel 1987. Poi ci provarono Cécile Buhlmann (nel 2000), Luc Recordon (2007 e 2008) e Brigit Wyss (2010).
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