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Elezioni europee, italiani in Svizzera (ancora una volta) discriminati

Vista dell'emiciclo del Parlamento europeo.
Il Parlamento UE sarà rinnovato senza i voti degli italiani in Svizzera e UK. KEYSTONE

L'Italia è tra i sei Paesi dell'UE che non concedono la possibilità ai suoi cittadini e alle sue cittadine residenti nella Confederazione (e ora anche nel Regno Unito) di votare a distanza per il Parlamento continentale.

Per le elezioni europee che si terranno l’8 e il 9 giugno, non sono previste le agevolazioni riconosciute per altri tipi di consultazione alle cittadine italiane residenti in Svizzera.

Per questo appuntamento elettorale – che, come testimonia la cronaca di queste settimane, assume di quinquennio in quinquennio una rilevanza politica e giuridica sempre maggiore – non è infatti consentita nessuna forma di voto a distanza alle elettrici e agli elettori italiani non residenti in un Paese dell’Unione Europea.

Voto nei consolati o per i rappresentanti locali nei Paesi UE

Coloro che vivono, anche solo temporaneamente, in uno dei Ventisette potranno invece tranquillamente recarsi in una delle sezioni elettorali allestite dalla rete consolare italiana e votare per uno/a dei 76 rappresentanti che spettano all’Italia nel Parlamento europeo.

In alternativa, possono anche fare richiesta di esercitare il proprio diritto democratico in favore dei candidati/e del Paese in cui hanno trasferito la residenza. Vi è poi sempre la possibilità di recarsi a votare nel Comune italiano d’origine.

Questo è dovuto essenzialmente al fatto che non è previsto per le consultazioni europee il voto per corrispondenza introdotto alle politiche, nelle quali alle e agli espatriati, indipendentemente dalla loro collocazione geografica, è consentito di scegliere con questa modalità le persone candidate nelle circoscrizioni estere.

Residenti in Svizzera interessati al voto europeo

Per le e gli immigrati residenti in Svizzera, che volessero esercitare il loro diritto costituzionale, resta quindi la sola possibilità concreta di recarsi nel comune italiano di residenza anagrafica (AIRE), a proprie spese (al netto delle ridotte agevolazioni tariffarie su treni e voli) e previa comunicazione al sindaco competente entro i termini di legge (90 giorni dalla votazione).

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Quasi 2 milioni di persone in Svizzera potranno votare alle europee

Questo contenuto è stato pubblicato al Le circa 520’000 persone di nazionalità italiana con diritto di voto che risiedono in Svizzera dovranno recarsi fisicamente in patria per partecipare alle elezioni del Parlamento europeo di inizi giugno.

Di più Quasi 2 milioni di persone in Svizzera potranno votare alle europee

Questa categoria di elettrici ed elettori sarà quindi equiparata ancora una volta a chi vive in Argentina o Australia, tanto per fare solo un paio di esempi. Nazioni che ovviamente, hanno ben poco a che spartire con l’UE con la quale invece la Confederazione – che si trova proprio nel centro del continente e che partecipa al mercato unico – ha intense e articolate relazioni politiche, commerciali e a livello infrastrutturale (trasporti, elettricità).

Intense relazioni tra Svizzera e UE

Oltretutto, vale la pena di sottolineare che il prossimo Europarlamento sarà verosimilmente chiamato a ratificare la nuova serie di accordi bilaterali che hanno appena iniziato a negoziare Berna e Bruxelles e che interessano da vicino anche la folta comunità italiana nella Confederazione.

Non da ultimo, c’è la considerazione non del tutto trascurabile che il voto continentale coinvolge direttamente o indirettamente circa due milioni di persone in Svizzera: a 1,4 milioni di cittadini/e con passaporto UE si aggiungono più di 600’000 svizzeri/e che possiedono una seconda nazionalità europea, per un totale che rappresenta più di un quarto del totale della popolazione elvetica.

Petizione lanciata nel Regno Unito

Questo stato di cose suscita parecchie critiche e per questo motivo stanno sorgendo varie iniziative per appianare le divergenze in seno all’elettorato residente all’estero, soprattutto in quegli Stati legati a filo doppio con l’UE.

In particolare, la questione è stata sollevata nel Regno Unito, dove le e gli espatriati italiani si sono visti cancellare le precedenti prerogative in tema di diritti democratici a seguito della Brexit.

Oltre Manica è stata lanciata quest’anno dal gruppo The Good Lobby la petizione “Se non voli non voti”Collegamento esterno con cui viene denunciata una politica definita “antidemocratica e discriminatoria”.

Un destino che ora accomuna Svizzera e (per la prima volta dal 2019) Regno Unito, che per numero di connazionali italiani/e e vicinanza geografica, storica e culturale con l’UE, sono i più penalizzati dall’attuale sistema elettorale per le elezioni europee.

Un milione di voti potenziali

Nazioni importanti anche dal profilo numerico che potrebbero offrire un teorico pacchetto di oltre un milione di potenziali voti: Svizzera e Regno Unito sono infatti il secondo e il quarto Stato per numero di iscritti all’AIRE in Europa (rispettivamente 639’000 e 457’000 italiani, secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno del 2022).

Il testo della petizione in corso chiede specificamente a Roma “di superare questa rigidità normativa estendendo immediatamente questo diritto all’oltre 1 milione di italiani e italiane in Regno Unito e Svizzera, come primo passo verso un provvedimento completo che includa tutti i connazionali nel mondo”.

+ Le elezioni europee riguardano quasi un quarto della popolazione svizzera

Al fine di consentire l’esercizio da remoto (per posta, online, per procura o nelle rappresentanze diplomatiche) “di un diritto fondamentale protetto dalla Carta dei diritti dell’UE (articolo 39)”. Anche perché, viene fatto notare, coloro che sono impossibilitati a viaggiare per ragioni economiche o fisiche, sono di fatto esclusi dal corpo elettorale, pur avendone tutti i requisiti richiesti.

Roma in minoranza nell’UE sul voto extra-UE

A rendere ancora più controversa la posizione italiana in questo ambito c’è il fatto che Roma è tra le poche capitali che non consente alle sue e ai suoi connazionali in questi due Paesi – e più in generale a chi vive all’esterno dell’Unione – di votare a distanza alle Europee. In totale sono infatti cinque (Repubblica Ceca, Slovacchia, Malta, Bulgaria e Irlanda), oltre all’Italia, i Paesi UE – su 27 – che non concedono questa facoltà.

Le norme in proposito variano da Stato a Stato. Spagnoli/e e portoghesi, ad esempio, possono votare dalla Svizzera per posta o nei loro consolati, le persone con cittadinanza germanica solo per corrispondenza e le e i francesi nelle rappresentanze diplomatiche o recandosi in patria. Quest’ultima opzione, come detto, è la sola che hanno gli espatriati del Belpaese.

Emendamento non accolto dalla maggioranza

In proposito il deputato a Montecitorio del PD Toni Ricciardi, residente a Ginevra, ha depositato nel dicembre scorso un emendamentoCollegamento esterno alla alla legge che regola l’elezione delle e dei rappresentanti italiani nell’Europarlamento (legge n. 483 del 3 agosto 1994) con cui chiedeva di consentire a un milione di italiani/e residenti in Svizzera e Regno Unito di poter votare alle Europee attraverso le rappresentanze diplomatiche e consolari.

“L’interpellanza urgente che ho presentato alla Camera ha ricevuto il parere favorevole del viceministro agli Esteri”, ci dice il parlamentare italiano residente in Svizzera. “Purtroppo però è stata bloccata in marzo dal Governo, essenzialmente per ragioni di ordine economico”.

Da parte sua Toni Ricciardi sostiene di aver fatto “tutto quello che era nelle mie corde e nei tempi corretti, sotto il profilo giuridico, per far votare le italiane e gli italiani in Svizzera e Regno Unito già a queste europee” ma alla fine “hanno prevalso esigenze di altra natura”.

La sua proposta prevede una modifica alla legge del 1994 relativa all’elezione del Parlamento europeo con cui si vuole concedere il voto agli italiani/e nei Paesi extra UE con almeno 300’000 iscritti/e all’AIRE, “che poi in definitiva riguarda essenzialmente solo la Svizzera Regno Unito”.

Polemiche sul voto per posta

Un auspicio condiviso dall’altro deputato italiano residente nella Confederazione Simone Billi (Lega) per il quale però di questa ipotesi “se ne parla da tempo ma senza troppo costrutto”. Per il parlamentare della Lega occorrerebbe riformare “bene e senza polemiche” l’intero complesso del voto all’estero, non solo quello che riguarda lo scrutinio europeo.

In proposito Simone Billi si dice sorpreso dell’idea avanzata adesso da taluni in favore del voto per corrispondenza alle europee: “Ha sollevato una marea di polemiche in occasione delle ultime politiche (per la massa di schede elettorali sparse in giro per il mondo, ndr) e ora c’è chi lo rilancia, non si è mai d’accordo su nulla in Italia”. Una forma di espressione della volontà elettorale che invece, per Toni Ricciardi, “qualche problema lo risolverebbe”.

Soluzione transitoria in attesa del voto online

Da parte sua Simone Billi ritiene che bisognerebbe consentire il voto per posta solo a coloro che hanno partecipato alla precedente consultazione, lasciando la possibilità a tutti gli altri di esprimere la loro opinione elettorale nelle rappresentanze consolari. “Si diminuirebbe così il 65% dei plichi elettorali che girano in modo incontrollato all’estero”.

E si risolverebbe così anche la questione “dell’immane lavoro che ci vuole per l’invio del materiale elettorale a ogni elettrice ed elettore all’estero”, soprattutto considerato che “la media dell’affluenza dei nostri connazionali nei seggi allestiti nei consolati nell’UE alle ultime europee (2019) è stata del 7% (6% in Germania e Regno Unito, 8% in Francia)”. Sarebbe, a suo giudizio, una soluzione “seria e realistica” in attesa di perfezionare le procedure del voto digitale “che oggi non è ancora praticabile”.

La Svizzera, “che è un Paese all’avanguardia nell’innovazione – aggiunge dal canto suo Toni Ricciardi – ha bloccato nel 2020 questa modalità di espressione del voto e questo per ragioni di sicurezza che io condivido pienamente”.

Viste queste premesse, si delinea quindi la speranza concreta che per la comunità italiana nella Confederazione possa cambiare qualcosa al prossimo scrutinio europeo, nel 2029.

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