Crisi idroelettrica
L’elettricità svizzera per eccellenza, quella generata dall’acqua di bacini e fiumi alpini, è in piena crisi. Buona parte delle oltre 600 centrali idroelettriche sparse sul territorio producono ormai corrente troppo cara rispetto a quella disponibile sul mercato.
Cosa sta succedendo? In futuro sfrutteremo ancora le dighe per produrre energia? E le fonti alternative disponibili saranno altrettanto pulite? Ancora oggi l’energia idroelettrica copre quasi il 60% della produzione di elettricità svizzera e rappresenta circa il 56% di quella consumata.
In tutto il paese vi sono 643 centrali (contando solo quelle con una potenza di almeno 300 kW).
Cosa potrebbe significare il ridimensionamento del settore per un territorio alpino come quello ticinese, dove dighe e sbarramenti sorti a partire dagli anni ’60 hanno creato benessere e posti di lavoro soprattutto nelle nostre valli?
Per cercare di rispondere a questi interrogativi, Falò vi propone un viaggio dentro e fuori le dighe. Tra i paradossi di un mercato esposto alle turbolenze internazionali e le preoccupazioni dei lavoratori e delle comunità che vivono all’ombra di questi affascinanti impianti.
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Sostenere di più l’idroelettrico? Per ora non se ne parla
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