Energia verde a base di nucleare e carbone?
Un'inchiesta del settimanale K-Tipp svela le strategie di alcuni gestori svizzeri, che vendono pacchetti solo in apparenza ecologici.
Sempre più fornitori di energia elettrica offrono all’utenza dei contratti cosiddetti “verdi”, “ecologici” e “sostenibili”. La differenza con quelli ordinari è nella quota ricavata da fonti di energia cosiddette rinnovabili: vento, acqua e sole. Per ottenerli, però, si paga un sovrapprezzo. Il settimanale di lingua tedesca K-Tipp ha scoperto che non sempre i gestori dicono tutta la verità a consumatori e consumatrici. Secondo i calcoli della società tecnologica Aliunid di Brugg (AG), citati dal periodico zurighese, solo una buona metà di questa corrente “verde” è costituita da fonti rinnovabili, mentre il 40% proviene dal nucleare e da centrali a carbone straniere.
Un trucco legale
All’origine del pasticcio ci sono le cosiddette “garanzie di origine”, dal 2006 obbligatorie in SvizzeraCollegamento esterno. Si tratta di certificati che le aziende produttrici rilasciano per ogni chilowattora prodotto, nei quali viene indicato dove e come è stata generata l’elettricità. Tuttavia, i fornitori possono acquistare dalle aziende produttrici dei certificati che sono slegati dall’elettricità fisica. In questo modo, anche la corrente di origine nucleare acquistata può essere venduta come elettricità verde: il fornitore deve solo acquistare un certificato di energia idroelettrica per la stessa quantità e può “rietichettare” l’elettricità. “Un trucco legale”, commenta il giornalista di K-Tipp che ha realizzato l’inchiesta, Daniel Bütler.
I dati dell’Ufficio federale dell’energia (UFE) mostrano che le aziende fornitrici vendono complessivamente circa un quarto di elettricità rinnovabile in più rispetto a quella prodotta: ciò è reso possibile proprio dai certificati di origine. Il direttore della Fondazione svizzera per l’energiaCollegamento esterno (SES), Nils Epprecht, critica la pratica. “Molti clienti pensano di acquistare elettricità nazionale da fonti rinnovabili, ma di fatto comprano anche elettricità ottenuta dal nucleare o da centrali a carbone, che è resa presentabile grazie a certificati idroelettrici esteri. Si tratta di una forma di greenwashing”, ha detto a K-Tipp. Ovvero, una pratica che presenta un prodotto sotto una veste ecologica, nonostante la realtà sia più complicata, e senz’altro meno “verde”.
“Usiamo solo energia verde”
Sempre più clienti, incluse molte aziende private e di servizio pubblico, scelgono di acquistare elettricità cosiddetta verde. Per farlo pagano un sovrapprezzo: ad esempio, presso l’azienda municipale di San Gallo la fornitura di corrente totalmente rinnovabile costa quasi 100 franchi in più all’anno (per una famiglia di quattro persone) rispetto a un mix con energia nucleare.
Alcuni operatori, poi, offrono ormai solo elettricità cosiddetta ecologica alla clientela privata: è il caso della EKZ, l’azienda elettrica del canton Zurigo, che sul suo sito web parla di un prodotto generato al 100% da risorse rinnovabili, il 93% del quale è però proveniente dal commercio internazionale. Contattata da K-Tipp, EKZ respinge fermamente l’accusa di praticare greenwashing. Secondo l’impresa, il mercato dell’elettricità fisica è separato da quello delle garanzie di origine, perché “l’elettricità non può essere paragonata a prodotti fisici”. L’anno scorso, l’azienda ha acquistato circa il 70% dei suoi certificati di origine in Paesi come Norvegia, Serbia, Lettonia e Islanda. Dall’Islanda, però, non può tecnicamente arrivare corrente in Svizzera, dato che non esiste una linea elettrica che colleghi il Paese al resto dell’Europa.
I certificati dei Paesi scandinavi
Dalla primavera scorsa, i certificati idroelettrici islandesi non possono più essere scambiati. Perché venivano venduti all’estero, ma l’elettricità era al tempo stesso accreditata all’ecobilancio dell’Islanda. Secondo una perizia legale citata in agosto dal settimanale tedesco Die Zeit, c’è il sospetto che lo stesso avvenga con la Norvegia, che è il più importante Paese di origine dei certificati idroelettrici.
K-Tipp mostra anche l’esempio di un’altra società, la EWZ, l’impresa elettrica della città di Zurigo, che produce nei propri impianti una quantità di elettricità rinnovabile nettamente inferiore a quella che fornisce alla clientela privata. Più della metà della sua produzione proviene infatti dalla centrale nucleare di Gösgen (Soletta). Nonostante questo, l’EWZ vende anche questa elettricità come “naturale al 100%”.
E ancora, l’azienda Energie Wasser Luzern, che produce l’85% localmente e acquista il restante 15% all’estero, compresa elettricità prodotta da impianti nucleari e a carbone. Simile la situazione a Basilea, dove il 23% viene acquistato altrove. Le aziende si difendono dalle critiche di K-Tipp – EKZ sostiene per esempio che acquistando certificati di origine si sostiene la produzione di energie rinnovabili. Ma secondo diversi esperti – ribatte il periodico – le garanzie in questione sono troppo a buon mercato per raggiungere lo scopo. Per certo, l’attuale sistema finisce per creare costi ulteriori, che le aziende fornitrici scaricano su consumatori e consumatrici.
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