Falde e sorgenti ai minimi storici in Ticino
Continua il lungo periodo di siccità in Ticino: le piogge della scorsa settimana non sono bastate a colmare il forte deficit idrico vissuto negli ultimi quattro mesi.
C’è da preoccuparsi? Mauro Veronesi, capo ufficio della protezione delle acque e dell’approvvigionamento, risponde di sì. “Siamo in una fase abbastanza delicata perché le due principali fonti in Ticino, falde e sorgenti, sono ai minimi storici. Non si prospettano precipitazioni di rilievo nelle prossime settimane e parimenti c’è da attendersi un aumento dei consumi, per i turisti in arrivo e per le necessità crescenti per l’irrigazione”, afferma.
In alcuni casi i Comuni lamentano la mancanza di acqua potabile a causa delle sorgenti secche. Una “cartina tornasole” sono le richieste di poter approfittare di “fonti non tradizionali”, usate per esempio a scopi termici o irrigui, oppure di vecchie fonti abbandonate negli anni, spiega ancora Veronesi.
Non tutte le località hanno la fortuna, per esempio, di Lugano, che può attingere anche da falde sotterranee oltre che, in terza battuta, dal lago. La qualità di quest’ultima fonte è meno buona e l’acqua richiede un maggiore trattamento.
“L’acqua di falda è un elemento principale di approvvigionamento”, spiega il vicedirettore delle Aziende industriali di Lugano Michele Broggini, anche se quando c’è di sorgente “si sfrutta al massimo quella, che non richiede pompaggio”.
Le reti di collegamento permettono poi di rifornire anche Comuni che non dispongono di fonti alternative. “Lugano, oltre alla Città e a Massagno, serve altri 15-16 Comuni in maniera totale o parziale. Alcuni, quando le loro sorgenti non ne danno a sufficienza prelevano l’acqua dalla rete di Lugano”, spiega Broggini.
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