Farmaci contro il cancro, efficaci ma spesso troppo cari
I cosiddetti farmaci intelligenti, terapie molecolari e immunologiche mirate, possono, a certe condizioni, regalare ai pazienti oncologici preziosi anni di vita. I passi da gigante compiuti negli ultimi decenni in campo medico sono apprezzatissimi e vissuti talvolta come dei veri miracoli. L'altra faccia della medaglia però è costituita dai costi di queste terapie che si avvicinano, e spesso superano, i centomila franchi annui per paziente.
Dietro i medicinali di nuova generazione ci sono grandissimi investimenti in ricerca e sviluppo. Tuttavia, questi investimenti, da soli, non bastano a spiegare i prezzi dei medicamenti che, in Svizzera, vengono stabiliti nel corso di una contrattazione tra Ufficio Federale della Sanità pubblica e case farmaceutiche che li producono, secondo criteri di efficacia, adeguatezza e economicità.
Queste contrattazioni vengono criticate da alcuni esperti che ritengono eccessivo il margine di guadagno dei produttori, che si aggirerebbe, secondo recenti stime, attorno al 75% del prezzo di vendita. La questione è particolarmente sensibile se si guarda al futuro: già oggi i farmaci oncologici “classici” insieme alle terapie immunologiche costituiscono la maggior voce di spesa nei rimborsi dei medicamenti riconosciuti dall’assicurazione base della cassa malati.
Con l’invecchiamento della popolazione e la crescente incidenza di tumori questi costi peseranno sempre di più sui costi della salute. Per garantire l’accessibilità a tutti alle migliori cure è dunque anche necessario evitare prezzi “gonfiati”, che rendono gli assicuratori restii ad accettare in certi casi il riconoscimento di alcune terapie.
Intervistato da Tempi Moderni, il magazine economico della RSI, il professor Fabrizio Mazzonna, docente di economia all’Univeristà della Svizzera Italiana, ha sottolineato come questi alti prezzi riflettano anche una sorta di monetizzazione degli anni di vita guadagnati grazie a queste terapie. Le case farmaceutiche sostengono importanti investimenti in ricerca e sviluppo, anche perché per arrivare all’omologazione di un preparato se ne sono sperimentati almeno altri dieci, spendono però quasi altrettanto in marketing.
Quello della salute è un mercato poco concorrenziale e con incentivi distorti: per l’offerta ci sono poche grandi imprese con forte potere di mercato, mentre per la domanda dei consumatori (i pazienti) che non necessariamente sostengono le spese visto che c’è un’assicurazione.
Un margine di risparmio potrebbe scaturire da una più oculata scelta di omologazione dei farmaci, dando l’autorizzazione solo a quelli veramente efficaci o togliendola a quei preparati che, a fronte di prezzi salatissimi, allungano solo di poche settimane la speranza di vita dei malati.
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