Film porno nelle scuole svizzere?
La proposta di mostrare film a luci rosse durante le ore di educazione sessuale arriva dalla Danimarca e in Svizzera si accende un dibattito bollente.
La proposta shock è di un professore di sessuologia dell’università danese di Aalborg. “Mostrare film porno nelle scuole perché i ragazzi possano discernere tra ciò che viene loro propinato nella finzione e la realtà della vita sessuale e affettiva”, sono queste le parole di Christian Graugaard, che alla radio pubblica DR ha spiegato: «invece di sottoporre i ragazzi a noiosissime lezioni di educazione sessuale in cui tutto si risolve in abilità tecniche, dovremmo piuttosto educare i nostri figli ad essere consumatori critici che possano guardare il porno con riflessività e distanza».
L’idea non spiace a “Gioventù socialista svizzera”, come afferma il presidente Fabian Molina a un giornale romando. “Al giorno d’oggi già alcuni allievi delle elementari sono esposti a immagini e contenuto hard durante la ricreazione”, così il 23enne.
Della stessa opinione anche la consigliera nazionale Maya Graf (Verdi): “Molti giovani vedono queste immagini violente e non ne parlano con nessuno. In questi film la donna è rappresentata come oggetto. I giovani che vedono queste immagini, se non ne parlano, avranno l’impressione che le donne sono così anche nella vita reale.
Secondo Matthias Aebischer (PS), presidente delle Commissioni della scienza, dell’educazione e della cultura, la proposta dei film porno in classe va un po’ troppo in là. “È importante tematizzare la pornografia a scuola, ma non c’è bisogno di mostrarla. Chi non ha mai visto immagini così forti potrebbe restarne scioccato”. Inoltre, sempre secondo Aebischer, questi film potrebbero essere irrispettosi verso certi alunni, a seconda del loro credo religioso.
Il consigliere nazionale Hans Fehr (UDC) si spinge oltre “certi esempi di perdizione umana non devono assolutamente essere mostrati agli studenti”.
Il dibattito è aperto e sicuramente non mancherà di far discutere, da destra a sinistra. In Svizzera, nei palazzi della politica, si sta già discutendo molto di sessualità. A inizio marzo, il Consiglio nazionale, una Camera del Parlamento, ha respinto l’iniziativa popolare «Protezione dalla sessualizzazione nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare» che chiedeva di abolire l’educazione sessuale per i bambini di età inferiore ai 9 anni. Stando al comitato promotore la scuola materna dovrebbe fornire al massimo un corso destinato alla prevenzione degli abusi mentre l’educazione sessuale dev’essere di competenza esclusiva dei genitori.
Per la maggioranza della Camera del popolo il testo è però troppo restrittivo.
(Red/Ats)
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