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Governo: “I jihadisti svizzeri vanno giudicati, se possibile, all’estero”

karin Keller Sutter
La sicurezza della popolazione ha la precedenza, ritiene la responsabile del Dipartimento di giustizia elvetico, Karin Keller-Sutter. © Keystone / Anthony Anex

Le persone recatesi nella regione di conflitto siriano-irachena per motivi terroristici dovrebbero essere giudicate sul posto, conformemente agli standard internazionali. È quanto prevede la strategia adottata giovedì dal governo elvetico. Il tema aveva fatto discutere dopo le dichiarazioni di alcune settimane fa del presidente statunitense Donald Trump.


La presa di posizione del governo era stata anticipata dalla ministra del Dipartimento di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter, secondo la quale deve prevalere è la sicurezza della popolazione. La Svizzera è anche disposta a sostenere l’eventuale istituzione di un tribunale speciale internazionale e l’esecuzione delle pene in loco.

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La Svizzera non intende dunque rimpatriare attivamente i cittadini adulti recatisi all’estero per motivi terroristici, con l’eccezione dei minorenni.

Secondo le informazioni più recenti, precisa l’esecutivo in una nota, al momento nella regione di conflitto siriano-irachena si trovano circa 20 Svizzeri (uomini, donne e bambini), che presumibilmente vi si sono recati per motivi terroristici. Alcuni di essi sono attualmente detenuti da attori non statali.

La Svizzera intende adottare tutte le misure operative a sua disposizione per impedire “il ritorno incontrollato dei suddetti cittadini, in particolare segnalandoli nel sistema d’informazione Schengen SIS ai fini dell’accertamento del luogo di dimora o dell’arresto e avvalendosi dello scambio di informazioni con le autorità estere di polizia e quelle preposte alle attività informative”.

“I crimini non devono restare impuniti”

Il secondo intento del Consiglio federale è garantire che i terroristi svizzeri non restino impuniti. L’obiettivo è il perseguimento penale e l’esecuzione dell’eventuale pena, conformemente agli standard internazionali, nello Stato in cui è stato commesso il reato. 

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Se ciò non fosse possibile, la Svizzera è responsabile di perseguire i propri cittadini non appena questi tornano in patria o si trovano in uno Stato con cui Berna può cooperare per mezzo dell’assistenza giudiziaria.

La Segreteria di Stato della migrazione (SEM) sta esaminando se non sia il caso di privare della nazionalità elvetica i terroristi con doppio passaporto partiti dalla Svizzera. Circa una dozzina disporrebbe della doppia nazionalità.

Da quando il fenomeno viene monitorato, oltre 90 persone sono partite dalla Confederazione per partecipare alla jihad, di cui 31 di nazionalità svizzera. Di queste, 18 aveva un doppio passaporto (alcune di queste persone sono decedute nel frattempo).


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