Forfait fiscali ai ricchi, la Svizzera resta un Paese competitivo
Nonostante i recenti inasprimenti normativi la fiscalità elvetica rimane concorrenziale mentre le autorità italiane sembrano adottare in questo ambito una politica del "doppio binario".
L’Italia sta diventando un paradiso fiscale per le e i super ricchi stranieri (e non solo)? I regimi tributari particolari introdotti negli ultimi anni rappresentano una minaccia per le casse di Confederazione e cantoni? La domanda può apparire pertinente alla luce della recente pubblicazione, da parte del Dipartimento delle finanze italiano, dei dati relativi alle dichiarazioni dei redditi inoltrate l’anno scorso all’Agenzia delle entrate.
Dal rapporto si evince che ben 37’331 persone si sono trasferite nell’anno fiscale 2022 nel Belpaese, approfittando del regime fiscale agevolato introdotto negli ultimi anni a favore dei neo residenti.
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Le facilitazioni fiscali italiane per i super ricchi funzionano
Sono varie le tipologie di contribuenti stranieri/e che sono stati incentivati dal fisco del Belpaese a cambiare domicilio, attraverso aliquote particolarmente basse (del 7% o 10%), esenzioni di quote di reddito imponibile (fino al 50%) o pagamenti forfettari (100’000 euro).
Mille super ricchi trasferitisi nel 2022
Tra di essi spiccano i circa mille (957) super ricchi domiciliati oltre frontiera che andando ad abitare in Italia risolvono le loro pendenze fiscali derivanti da tutte le attività lucrative, grazie al versamento forfettario annuo di 100’000 euro (25’000 euro per i loro familiari conviventi) per un periodo di 15 anni.
Da sottolineare il fatto che questa categoria è soggetta poi all’ulteriore tassazione ordinaria riguardo alle entrate generate da un’eventuale occupazione in Italia che, a differenza dell’analoga normativa elvetica, non è vietata ai fini dell’agevolazione fiscale.
Ad essi si aggiungono le e i 474 pensionati, sempre stranieri, che hanno deciso di trasferirsi in un comune del Meridione (con popolazione inferiore ai 20’000 abitanti), tassati con un’imposta sostitutiva pari al 7% della rendita di vecchiaia estera.
Ci sono poi le persone rimpatriate, con passaporto italiano, che svolgevano precedentemente un’attività professionale all’estero. Tra di essi nel 2022 si annoveravano 3’300 accademici e accademiche e 32’660 salariati di altro tipo.
Numeri che dimostrano l’impatto delle nuove politiche fiscali promosse dal 2017 – fu Renzi che quell’anno volle introdurre la flat tax di 100’000 euro – per attrarre contribuenti facoltosi/e e fare concorrenza a Paesi come Regno Unito, Portogallo e Malta in questo ambito. E la Svizzera dove si situa in questo panorama?
Le agevolazioni per benestanti nella Confederazione
Come è noto in alcuni Cantoni della Confederazione vige un’imposizione agevolata per una precisa categoria di persone straniere particolarmente benestanti.
Possono beneficiare del cosiddetto forfait fiscale persone che non hanno la nazionalità svizzera, hanno un livello di vita molto elevato, ma non esercitano un’attività lucrativa nella Confederazione. Sono tassate in base ai consumi e allo stile di vita e non in base alle entrate.
Si stima che siano oltre 4’000 le persone che godono di questo regime fiscale, tra cui grandi nomi del mondo dello spettacolo o dello sport, ad esempio Michael Schumacher.
+ Forfait fiscali meno attrattivi
I forfait fiscali commisurati ai consumi e allo stile di vita sembrano però aver perso un po’ della loro attrattività e in ogni caso non sono uniformi sul territorio per ragioni istituzionali: i cantoni, che nell’assetto federale elvetico sono sovrani sul piano fiscale, hanno politiche diametralmente opposte in materia.
L’imposizione forfettaria, detta anche imposizione secondo il dispendio, è un metodo di calcolo che si basa sullo stile di vita e sulle spese del contribuente in Svizzera e non sul suo reddito e sulla sua sostanza. Le persone tassate in base al dispendio non possono esercitare alcuna attività lucrativa nella Confederazione.
Dal 2021, con l’entrata in vigore delle nuove regole, il dispendio minimo preso in considerazione dall’erario cantonale e federale corrisponde almeno al settuplo (in precedenza era il quintuplo) dei costi abitativi. Inoltre, solo le persone con un reddito minimo di 400 mila franchi possono beneficiare di questo privilegio fiscale per quanto riguarda l’imposta federale diretta.
Concretamente, uno straniero che in Svizzera acquista un appartamento del valore locativo mensile di 5’000 franchi viene tassato con la stessa aliquota degli altri contribuenti e sulla base di un reddito di 420’000 franchi (5’000 x 12 x 7). Anche altre spese come macchine o aerei privati sono sottoposte a una trattenuta fiscale.
Da un punto di vista storico si può però rilevare, soprattutto nell’ultimo decennio, un intensificarsi delle opposizioni ai sistemi di tassazione crescenti dovute alla sua natura essenzialmente discriminatoria a livello tributario.
+ I forfait fiscali creano impieghi
Se è vero che nel novembre 2014 il popolo ha respinto alle urne (con il 59,2% dei voti) un’iniziativa che intendeva abolire questo regime speciale per stranieri/e facoltosi/e, a Zurigo un’analoga proposta è passata a livello locale nel febbraio 2009 con il 52,9% dei voti e nel frattempo sono saliti a cinque (Appenzello Esterno, Basilea Città, Basilea Campagna, Sciaffusa e Zurigo) i Cantoni che non prevedono trattamenti di favore di natura tributaria.
Per correre ai ripari il Governo federale, che temeva una perdita di competitività finanziaria e fiscale da parte del paese, ha promosso una riforma in senso restrittivo dei forfait fiscali, che è stata introdotta in modo graduale dal 2016 (è a regime dal 2021).
Sull’evoluzione di questo tipo di regimi fiscali abbiamo chiesto delucidazioni a Samuele Vorpe, responsabile del Centro competenze tributarie della Scuola professionale della Svizzera Italiana di Manno (Lugano).
Tvsvizzera.it: Dalla riforma del 2016, entrata a regime nel 2021, sembrano diminuire i globalisti fiscali nella Confederazione (in Ticino sono scesi di 129 unità dal 2020 al 2022). Si può dire che la Svizzera sia diventata meno attrattiva per i ricchi stranieri?
Samuele Vorpe: La riduzione in termini assoluti di persone tassate secondo il dispendio a contare dal 2021 era prevedibile. Con la riforma entrata in vigore nel 2016 sono state inasprite diverse disposizioni per accrescerne l’accettazione popolare, tant’è che Popolo e Cantoni nel 2014 hanno respinto un’iniziativa popolare federale che ne chiedeva l’abrogazione, accogliendo di fatto la revisione legislativa dell’imposizione secondo il dispendio.
In particolare, è stato introdotto un dispendio minimo, nonché sono state aumentate le basi di calcolo del dispendio. Con la fine del periodo transitorio, avvenuta nel 2020, diversi “piccoli” globalisti non hanno avuto più diritto alla tassazione forfettaria oppure hanno preferito la tassazione ordinaria perché più conveniente. È probabile che alcuni abbiano anche lasciato la Svizzera. Coloro che, invece, hanno continuato a restare assoggettati all’imposizione secondo il dispendio hanno dovuto accettare un aumento dell’imposizione.
+ La Svizzera è più attrattiva che mai per le persone ricche all’estero
La conseguenza è stata, quindi, una riduzione dei globalisti accompagnata da un aumento del gettito fiscale. Nonostante ciò, l’imposizione secondo il dispendio continua a costituire un istituto fiscale estremamente interessante per gli stranieri che in Svizzera non esercitano attività lucrativa, poiché possono continuare a non dover dichiarare i redditi di fonte estera senza commettere alcuna sottrazione d’imposta.
Come si situa la fiscalità elvetica, in tema di regimi fiscali privilegiati per le persone facoltose, nel contesto internazionale, in particolare europeo?
La Svizzera continua ad essere un Paese estremamente interessante per attirare queste persone. A maggior ragione dopo che il Governo del Regno Unito ha deciso di abrogare lo storico regime dei “resident but non domicilied” (res non dom) a partire dalla primavera del 2025. È verosimile che dei 68’800 contribuenti tassati nel Regno Unito con il regime “res non dom”, molti decidano di trasferirsi in Svizzera per continuare a beneficiare di una fiscalità interessante.
Non vi è, però, solo la Svizzera. L’Italia, dal 2017, ha introdotto un regime analogo (regime dei cd. neo-residenti) che prevede il pagamento di un’imposta sostitutiva fissa di 100’000 euro in luogo della dichiarazione dei redditi di fonte estera. Diversamente dal regime svizzero, quello italiano ha il pregio di permettere a queste persone di svolgere un’attività lucrativa, mentre in termini di imposte da pagare possiamo affermare che i due regimi si equivalgono. Quello italiano, però, prevede pure un’esenzione dell’imposta di successione e di donazione sui beni esteri.
Su questo aspetto, la Svizzera potrebbe perdere appeal se l’Iniziativa popolare per il futuro dovesse essere approvata. Questo testo chiede di istituire attraverso una norma costituzionale un’imposta di successione del 50% per i patrimoni superiori a 50 milioni di franchi o più per finanziare una politica climatica socialmente giusta. Vi sono poi altri Paesi da considerare, penso in particolare alla Grecia e a Malta che pure conoscono dei regimi privilegiati che non esigono la dichiarazione dei redditi di fonte estera.
Riguardo invece al regime ordinario di tassazione, direi che pure in questo ambito la Svizzera ben si posiziona nel contesto internazionale. A Zugo, ad esempio, l’imposizione massima sul reddito è del 22%, mentre la media svizzera è del 33% circa. Si tratta senz’altro di un carico fiscale molto interessante, se pensiamo che in Italia l’aliquota massima è del 43% e per effetto delle addizionali regionali può arrivare a quasi il 50%.
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Una tassazione forfettaria per ricchi stranieri
Nel 2022, 957 super ricchi e 474 pensionati stranieri, così come circa 35’000 lavoratori e accademici italiani, si sono trasferiti in Italia usufruendo delle agevolazioni fiscali introdotte negli ultimi anni. Roma sta diventando un “paradiso fiscale”. O resta un Paese dalla pressione fiscale molto pronunciata, come viene considerato tradizionalmente?
L’Italia con il Governo Renzi ha cambiato il suo approccio a decorrere dal 2016. Ha introdotto dapprima il regime degli impatriati, le cui regole sono state inasprite da quest’anno, ma che permette comunque un’importante detassazione del reddito da lavoro (del 50%, di regola) per diversi anni in favore di coloro che portano il loro domicilio in Italia. Ha, poi, introdotto il regime dei neo-residenti, di cui ho accennato sopra, che prevede un’imposta sostitutiva fissa di 100’000 euro e, infine, una flat tax del 7% per i pensionati che eleggono il loro domicilio nel Mezzogiorno.
L’Italia cerca, quindi, da un lato, di attirare sempre più persone qualificate e facoltose sul suo territorio, mantenendo, d’altro lato, la sua politica fiscale aggressiva nei confronti di chi lo vuole invece abbandonare. Sono, infatti, sempre presenti le norme CFC, l’esterovestizione, l’inversione dell’onere probatorio per chi si sposta in Paesi black-list, e altro ancora. Si potrebbe definire la sua politica fiscale come “double-face”.
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