Un esempio di un locale della protezione civile (bunker)
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Polemica in città sulla sistemazione di alcune centinaia di migranti. Il consigliere di stato attacca il movimento che li appoggia.
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È polemica a Ginevra sugli alloggi messi a disposizione dei migranti. Alcuni di questi, infatti sono stati sistemati nei locali della Protezione civile, che in Svizzera sono solitamente dei bunkers anti-atomici realizzati negli scantinati di palestre e altre strutture pubbliche.
Questo ha causato parecchio malcontento e proteste. I migranti sono sostenuti anche da un movimento locale, denominato “No Bunkers” secondo il quale questo tipo di alloggi non è adatto a lunghe permanenze. Giovedì scorso il movimento aveva lanciato un appello alla solidarietà chiedendo ai ginevrini di accogliere a casa propria uno o più richiedenti asilo per periodi da uno a tre mesi.
Secondo Hospice général, che gestisce l’accoglienza dei migranti a Ginevra, nei bunker vivono attualmente 266 delle 5518 persone assistite dall’ente. Altre 2349 sono state sistemate in alloggi collettivi e 3169 in alloggi individuali.
Di oggi la presa di posizione del Consigliere di stato ginevrino liberale-radicale Pierre Maudet, responsabile della sicurezza, secondo cui No Bunkers ingannerebbe la popolazione a fini politici: «non si tratta di richiedenti l’asilo, ma perlopiù di persone che si sono viste rifiutare il diritto d’asilo e che sono in attesa di rinvio».
Inoltre, una sistemazione di quei migranti in case private solleverebbe problemi dal profilo della legalità e dell’opportunità. «Non è né fattibile, né auspicabile: quei richiedenti sono stati respinti definitivamente e molti sono delinquenti. Si tratta di giovani celibi, giunti in Svizzera per motivi economici, che hanno commesso atti di violenza, furti o traffico di droga».
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