Attivisti per il clima alla sbarra a Losanna
Si è aperto lunedì il processo nei confronti di 12 militanti della causa climatica per un'azione condotta nel 2018 nei locali di Credit Suisse a Losanna. Tra i testimoni, anche un Premio Nobel.
Il processo che si svolge davanti al tribunale distrettuale di Renans, nel cantone Vaud, è il primo di questa portata dall’inizio della mobilitazione contro il cambiamento climatico.
L’azione per la quale le 12 persone sono state denunciate risale al novembre 2018. Gli attivisti hanno occupato i locali di Credit Suisse per un’ora e mezza. Vestiti da tennisti, hanno denunciato “l’ipocrisia di una banca che utilizza l’immagine positiva di Roger Federer nelle sue campagne, perseguendo al tempo stesso una politica di investimenti dannosi per l’ambiente”, come per esempio nel controverso oleodotto nello Stato del Sud Dakota.
Il servizio del Telegiornale:
Alla fine di dicembre 2018 la banca ha sporto denuncia. Nella primavera del 2019, i 12 sono stati condannati tramite decreto d’accusa al pagamento di multe, per violazione di domicilio e resistenza agli ordini della polizia. Tra ammende e spese giudiziarie, la fattura complessiva raggiunge oltre 21’000 franchi (circa 19’000 euro). Gli attivisti hanno presentato ricorso ed è per questo motivo che si tiene ora il processo.
I 12 imputati sono difesi da un collettivo di 13 avvocati, che li rappresentano gratuitamente poiché convinti della legalità della loro azione. Hanno agito per uscire dallo stato di emergenza climatica ed allertare la società, quindi la loro azione è giustificata, sostengono i legali.
Tra i testimoni anche Jacques Dubochet
Il processo, che durerà tre giorni e la cui sentenza è attesa per lunedì prossimo, vedrà sfilare alla sbarra anche due personalità di spicco. Gli avvocati della difesa hanno infatti chiamato a testimoniare Sonia Seneviratne, professore di climatologia al Politecnico di Zurigo, e Jacques Dubochet, premio Nobel per la chimica 2017 e che ha sostenuto gli imputati.
Sonia Seneviratne è stata la prima ad essere interrogata lunedì dai difensori e ha spiegato “l’influenza fondamentale” delle energie fossili, all’origine della maggior parte delle emissioni di CO2.
E sono proprio gli investimenti in queste energie che i militanti hanno voluto denunciare inscenando la manifestazione nella sede di Credit Suisse.
Da parte sua, la banca ha chiesto di non comparire in questo processo. In una presa di posizione inviata all’agenzia stampa Keystone-ATS, l’istituto ha indicato di volere allineare “i suoi portafogli sulla base degli accordi sul clima di Parigi”, indicando in particolare che non intende più investire in centrali a carbone. Il Credit Suisse ha inoltre sottolineato di rispettare il diritto alla libertà di espressione, ma che “non tollererà attacchi illegali contro le sue filiali, chiunque siano gli autori e qualunque sia la loro motivazione”.
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