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Criminalità organizzata italiana in Svizzera, “non sono casi isolati”

Vista su comune ticinese
Ameno fin dagli anni '70 le organizzazioni criminali italiane sono ben presenti in canton Ticino. RSI-SWI

La maxi-retata di martedì tra italia e Svizzera ha messo ancora una volta in evidenza come il problema della mafia non sia solo un problema marginale nella Confederazione, ma ben radicato e in evoluzione. La Radiotelevisione svizzera ne ha discusso con il sostituto procuratore della divisione antimafia di Catanzaro e con un esperto di cronaca giudiziaria.

 Quando in Svizzera vengono a galla vicende legate alla criminalità organizzata italiana, come nel caso della maxi operazione di martedì, in Ticino si tende a parlare di “casi isolati”. Ma il fatto stesso che se ne parli al plurale è un segnale che così isolati non sono. 

In particolare la ‘ndrangheta calabrese è da anni radicata nella Confederazione ed è ancora oggi in continua evoluzione. Oltre al traffico di droga, armi e riciclaggio di denaro sono stati individuati, ad esempio, casi di estorsione, finora inediti in Svizzera, sottolinea il cronista giudiziario della Radiotelevisione svizzera Francesco Lepori. 

Anche il lavoro delle forze dell’ordine sta però sviluppandosi. Come sottolinea Antonio de Bernardo, sostituto procuratore della divisione distrettuale antimafia di Catanzaro riferendosi all’operazione di martedì. Nel caso dell’operazione Imponimento ,”la procura federale ha messo in campo un armamentario investigativo molto più efficace rispetto ad altre volte”, spiega de Bernardo.

Le interviste nel servizio del Quotidiano qui sotto.

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Nel servizio del telegiornale sempre de Bernardo fornisce dettagli sull’infiltrazione mafiosa in Svizzera e sentiremo le considerazioni del parlamentare Giovanni Merlini che del tema si è occupato molto a livello politico.

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tvsvizzera.it/Zz con RSI (Quotidiano e TG del 22.07.2020)

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