Gli orti urbani, che toccasana!
Soprattutto nei grandi centri urbani a nord delle Alpi si è sviluppata nel corso degli anni una vera e propria passione per la coltivazione di piccoli terreni.
Là dove c’era l’erba ora c’è una città… Permettetemi questa citazione di Adriano Celentano per parlarvi di una di quelle cose molto svizzere. Non che altrove non esistano, ma quelli elvetici sono inconfondibili. Di cosa stiamo parlando? Degli orti urbani.
Cosa sono gli orti urbani, vi starete chiedendo? Sono degli spazi verdi più o meno piccoli (poche decine di metri quadrati in media) presi in affitto nelle periferie cittadine dagli e dalle abitanti che vogliono scappare dall’asfalto urbano dedicandosi alla cura di un orto di cui non dispongono a casa propria. Inizialmente, si legge sul sito dedicato alle tradizioni viventi in Svizzera, l’obiettivo di questi spazi verdi era l’autosufficienza, mentre ora sono visti come luoghi di svago e divertimento.
Luoghi che sono anche in grado di cancellare le differenze sociali. Può sembrare un cliché, ma è la realtà: persone di estrazioni molti diverse tra loro si trovano vicine di orto, scambiandosi battute, consigli, prodotti e sviluppando a volte amicizie durature. Era per esempio una nota passione del già consigliere federale Flavio Cotti, che passava numerose ore nel suo orto a Berna.
Il boom dell’Urban Gardening
E quale modo migliore per dare una patina moderna a cose del passato se non ribattezzarle in inglese? Gli orti urbani sono diventati negli ultimi anni “Urban Gardens”. In passato erano un’esclusiva (o quasi) della fascia più matura della popolazione, oggi invece la amano anche i più giovani, che sempre di più s’interessano all’impatto ambientale dei loro consumi e quindi, quando possono, optano per prodotti biologici e a chilometro zero, idealmente autoprodotti.
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Quella del giardinaggio urbano è una lunga tradizione che città come Zurigo e Winterthur promuovono attivamente, sia affittando aree preposte, che mettendo a disposizione gratuitamente e in maniera temporanea terreni incolti, o ancora organizzando orti urbani creativi – avete mai visto quadrati di terra in pieno centro città dai quali spuntano cipollotti, peperoni, pomodori o cetrioli? – utilizzati e gestiti dai e dalle residenti dei quartieri.
Solo nella città di Zurigo (447’000 abitanti) ci sono 5’500 lotti in affitto adibiti al giardinaggio urbano.
Navigando in rete si scopre che quella degli orti urbani non è una specialità solo svizzera, ma si ritrova anche in Germania, Olanda, Belgio, Norvegia e Svezia, per citare qualche esempio. Un passatempo molto “nordico”, se vogliamo. Eppure, osservando le bandiere che battono questi lembi di terra, il sud vi è molto presente. Quali bandiere? Quelle che sventolano orgogliosamente in quasi tutti gli orti urbani della Confederazione. Croate, portoghesi, spagnole, serbe, italiane, bosniache, albanesi vanno per la maggiore, accanto a quelle elvetiche. Quasi a indicare che si tratta di una caratteristica, sì, nordica, ma introdotta dagli abitanti del sud emigrati. Quelle persone che arrivano da Paesi dove avere l’orto sotto casa è la cosa più normale del mondo e che, coltivandone un pezzetto nella terra che le ha accolte, si sentono un po’ meno sradicate.
Regole rigide
Ottenere un orto da coltivare non è facile: le liste di attesa sono lunghe e le regole sono severe. È necessario rispettare attentamente le norme sia per quanto riguarda la coltivazione che la convivenza, in base alle ordinanze dei vari Municipi.
Quello di Locarno, nel canton Ticino (dove in realtà questa attività è meno diffusa rispetto al nord delle Alpi), per esempio, proibisce le coltivazioni a scopo di lucro, non permette di lasciare un terreno incolto per più di tre mesi senza giustificazioni o di modificare la struttura dei terreni assegnati e richiede che vengano garantite “una corretta manutenzione e il decoro dei lotti assegnati”. Insomma, siamo pur sempre in Svizzera!
Ma per chi vive in appartamento, svolge un lavoro al chiuso e ha bisogno di un regolare contatto con la terra e la natura, queste regole dovrebbero essere facili da rispettare in cambio del toccasana che l’attività agricola rappresenta per loro.
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