La coltura dell'ulivo attorno al lago Ceresio, dopo un lungo declino, negli ultimi 20 anni è decisamente cresciuta. Grazie soprattutto ad un'associazione e a inverni decisamente più miti.
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Gilberto Mastromatteo, RSI News
C’è stato un tempo in cui l’ulivo, in Ticino, era un albero assai diffuso. Lo dicono documenti e toponimi, come il Monte Oliveto di Rancate o il Colle degli Olivi di Coldrerio. Poi arrivarono tre forti gelate, tra il 1400 e il 1700, e la loro presenza fu quasi totalmente cancellata. Di quel passato restano, ancor oggi, poche decine di piante ultracentenarie a Gandria.
Poi sono arrivati i cambiamenti climatici e per gli ulivi del Ticino la vita ha cominciato a migliorare. Gli inverni meno freddi e un’associazione di amici – gli “Amici dell’Olivo” che proprio tra pochi giorni festeggerà i primi vent’anni d’attività – hanno fatto sì che il moltiplicarsi di questi alberi della pace fosse possibile anche a ridosso delle Alpi.
Così, con il frantoio più alto d’Europa (a 620 m s.l.m.), con un sentiero dedicato proprio all’olivoCollegamento esterno, con un olivicoltura in crescita, con la presenza nella “Guida al mondo dell’extravergine” curata da Flos Olei, con un censimento degli alberi e un concorso fotograficoCollegamento esterno in corso l’ulivo ticinese sembra volerci dire che qualche elemento positivo, nel clima che cambia, potrebbe pure esserci.
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