“I Cantoni devono fare di più per la custodia dei bambini”
Le associazioni nazionali d'accoglienza per l'infanzia hanno lanciato un grido d'allarme mercoledì: entro il 2040 negli asili nido e nei doposcuola svizzeri potrebbero mancare ben 430'000 operatori e operatrici.
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Keystone-ATS
Migliorare le retribuzioni e le condizioni di lavoro, nonché rendere il settore parascolastico più professionale e attraente per le nuove leve. È quanto chiedono ai Cantoni in una lettera aperta quattro associazioni che si occupano di custodia di bambini complementare alla famiglia per far fronte alla penuria di personale in questo ambito.
Nella missiva pubblicata mercoledì dall’Associazione delle strutture d’accoglienza per l’infanzia della Svizzera italiana (ATAN), la Federazione ticinese delle famiglie diurne (FTFD), la piattaforma romanda Pro Enfance e l’associazione di categoria nazionale Kibesuisse, chiedono una maggiore qualità nell’educazione e la custodia dei bambini. La lettera è indirizzata in particolare alla Conferenza svizzera delle direttrici e dei direttori cantonali delle opere sociali (CDOS) e alla Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE).
I firmatari sottolineano l’urgenza di affrontare la professionalizzazione di tutto il personale educativo che opera nel settore e pongono le autorità di fronte al problema della carenza di personale qualificato. “Il fatto che troppi dipendenti non abbiano una formazione pedagogica sufficiente non è d’aiuto nel loro lavoro quotidiano, che risulta talvolta impegnativo e logorante, e contribuisce all’alta percentuale di dipendenti che lasciano il lavoro”, si legge nel documento.
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Stando alle quattro associazioni, la professionalizzazione deve andare di pari passo con una retribuzione adeguata del personale. Le autorità cantonali responsabili devono fare in modo che in tutte le regioni linguistiche della Confederazione venga garantita l’assunzione del 100% del personale con una formazione di base conclusa e riconosciuta a livello federale entro il 2030. Su questa base, la metà dei professionisti e delle professioniste deve aver ultimato una formazione di livello SSS o SUP o avere una qualifica equivalente riconosciuta, indicano i firmatari.
Le associazioni chiedono inoltre agli organi competenti di considerare una migliore la conciliabilità tra famiglia e lavoro per sopperire alla mancanza di operatrici e operatori. Già oggi – stando ai promotori, che citano i dati dell’Ufficio federale di statistica pubblicati a maggio – in Svizzera quattro bambini/e su dieci vengono affidati alle strutture extrascolastiche come asili nido o centri diurni.
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Secondo le associazioni, sono necessari modelli di finanziamento sostenibili per garantire le ore di lavoro dedicate all’attività pedagogica diretta e indiretta con le bimbe e i bimbi. Allo stesso modo le organizzazioni che operano nel settore dell’educazione e accoglienza per l’infanzia devono essere sovvenzionate come aziende formatrici.
L’ATAN, la FTFD, Pro Enfance, e Kibesuisse deplorano la situazione del settore, giudicandola talmente grave da richiedere misure necessarie concrete da adottare urgentemente. Le quattro associazioni chiedono pertanto alla CDOS e alla CDPE di discutere le richieste esposte nella loro missiva in seno agli organi competenti. I firmatari verificheranno alla fine del 2025 i progressi fatti da conferenze e cantoni.
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