“I salari dei manager sono superiori alle loro prestazioni”
A quanto deve ammontare il salario dei CEO delle grosse aziende elvetiche? Quando queste remunerazioni diventano eccessive? Una cosa è certa: le grandi aziende non possono fissare da sole i salari milionari del loro management: i rischi che la dirigenzasi assume vanno spesso a pesare sulle spalle di tutta la popolazione svizzera.
È la tesi della professoressa di economia all’Università di San Gallo Antoinette Weber che fa anche notare come la remunerazione più elevata non attrae necessariamente i e le migliori leader.
Nelle colonne del quotidiano zurighese Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno (NZZ) la professoressa spiega i due pilastri del liberalismo: “La meritocrazia, in cui il merito dipende dal rendimento, e la libertà. Nel liberalismo classico, tuttavia, la libertà non è illimitata, ma va di pari passo con la responsabilità”.
Antoinette Weber si chiede, ad esempio, il senso della retribuzione del CEO di Novartis, il medico indiano-statunitense Vas Narasimhan. Lo scorso anno il manager della multinazionale farmaceutica elvetica ha incassato un salario totale di 16,2 milioni di franchi svizzeri (5,3 milioni in più rispetto all’anno precedente). “Come sostenitore della meritocrazia – critica Weber – vorrei che i guadagni riflettessero in una certa misura le prestazioni”.
Nel 2022 il gruppo farmaceutico Roche era in testa nella classifica delle disparità salariali: il CEO Severin Schwan ha percepito uno stipendio di oltre 15 milioni di franchi, ossia oltre 307 volte il salario più basso retribuito nell’impresa. Ciò significa che un/a dipendente di Roche con il salario più basso dovrebbe lavorare a tempo pieno per 25 anni e mezzo per guadagnare uno stipendio mensile dell’alto dirigente.
L’UBS resta in seconda posizione (1:243), ABB occupa ora il terzo rango (1:216). In fondo alla classifica si trovano Migros (1:18), La Posta (1:18), le Ferrovie federali svizzere FFS (1:17) e Coop (1:10).
Ma a criticare non ci pensa solo la professoressa di San Gallo. Weber fa notare come gli stipendi dei CEO hanno raggiunto un livello tale da far dire anche agli ambienti borghesi. Se da un lato è giusto che un amministratore delegato debba guadagnare più di un suo dipendente, dall’altro se questo stipendio è di 300 volte superiore, non esiste più il giusto rapporto meritocratico.
Proprio parlando di meritocrazie Weber si chiede quanto guadagna il capo della Novartis rispetto a un ricercatore o una ricercatrice che sviluppa un farmaco importante. Il successo dovrebbe essere misurato in base alla qualità della pipeline di prodotti, all’innovazione della ricerca e alla motivazione dei e delle dipendenti a portare l’azienda ai vertici.
In ogni caso, va aggiunto che sicuramente il corso delle azioni non è un buon indicatore di successo. Se l’economia va bene, il prezzo dei titoli cresce. In una certa misura, ciò è indipendente dalle prestazioni dell’amministratore delegato.
Manager vs calciatori
C’è naturalmente chi mette in dubbio i salari dei calciatori: se un uomo che calcia un pallone guadagna di più di un manager di Novartis qualcuno potrebbe obiettare che è questo il vero problema della nostra società.
Secondo Weibel non si può nemmeno confrontare i guadagni dei capitani d’industria con quello dei calciatori di punta. “Undici giocatori non possono essere paragonati a 10’000 o più dipendenti che insieme costituiscono il successo. Inoltre, le caratteristiche principali degli amministratori delegati non sono facilmente osservabili, mentre nel caso dei calciatori di punta tutto il mondo può osservarle. Ecco perché il paragone è sbagliato”.
Sistemi inefficaci
Gli attuali sistemi di remunerazione non sono solo inefficaci. La professoressa di San Gallo chiarisce che “vorrebbe che le società stabilissero modelli di remunerazione che riflettessero il valore per gli azionisti nel lungo periodo. Tuttavia, le società quotate in borsa sono intrappolate nel loro sistema. Spero che gli investitori con interessi a lungo termine, come il fondo sovrano norvegese, esercitino la loro influenza. Non si può fare affidamento sugli investitori americani”.
A fine marzo UBS – ricordano i giornalisti della NZZ – pubblicherà il suo rapporto sulle remunerazioni: quale sarebbe lo stipendio adeguato per i dirigenti? La risposta di Weber è particolarmente stuzzicante: “Non vedo perché la decisione sulla remunerazione debba essere lasciata solo all’azienda: dopo tutto, il rischio finale è a carico dei cittadini e dei contribuenti. È chiaro che la gestione di UBS non è un lavoro facile ed è anche ovvio che il team di gestione deve guadagnare bene. Tuttavia, al momento è impossibile misurare l’efficacia del loro lavoro. Questo sarà chiaro solo tra qualche anno”.
Weber è particolarmente critica con le remunerazioni delle banche: “L’assunzione di rischi eccessivi viene ancora premiata. A rimetterci non sono solo gli azionisti, ma anche i clienti, come nel caso delle perdite del Credit Suisse con Archegos”.
Attirare i migliori
Spesso le buste paga elevate vengono giustificate dalla necessità di attrarre i migliori talenti. Però, fa notare Weber, “anche l’ex banchiere e professore di economia Kurt Schiltknecht ha affermato che se un Ceo muore, basta mezzo minuto per averne un altro. Non esiste una prova scientifica che lo stipendio più alto attragga il maggior numero di talenti”.
In Svizzera, come all’estero si accendono sempre grandi dibattiti sulla distribuzione non proprio equa dei salari. “Abbiamo bisogno di manager e membri dei consigli di amministrazione che agiscano con responsabilità e moderazione”.
I compensi dei Ceo – conclude Weber – “sono giustamente percepiti come il risultato di una mancanza di responsabilità da parte di una piccola élite”.
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