Il capo della diplomazia svizzera non esclude che l'evento possa slittare nel 2025. Ne ha parlato giovedì a Nairobi, mentre completava il suo tour dell'Africa orientale.
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RTS Info
Ignazio Cassis ha dichiarato in una conferenza stampa a Nairobi che a prescindere dal numero di viaggi diplomatici che compie, non è facile mobilitare le persone a partecipare alla conferenza sulla pace in Ucraina, inizialmente prevista per quest’estate in Svizzera. Né tantomeno è facile conciliare le posizioni dei due schieramenti. Berna si concede quindi più tempo per riflettere.
“Da qui a metà aprile decideremo cosa fare. Procediamo con la conferenza, sì o no? La rimandiamo? Oppure ne organizziamo due, per avere le due parti [Russia e Ucraina, ndr], anche se separatamente? Al momento ci troviamo in una fase intermedia, che chiamiamo esplorativa”, ha dichiarato venerdì alla trasmissione La Matinale della Radiotelevisione della Svizzera romanda RTS il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).
“Stiamo lavorando come matti dalla metà di gennaio, per parlare, ascoltare, capire, vedere chi è disposto a muoversi e come”, ha sottolineato il ticinese. “E tutti ovviamente si guardano, si valutano. Per noi è importante che ognuno riconosca la legittimità dell’approccio elvetico e sia contento che la Svizzera proceda in tal senso. Ma nessuno sa quale sia la strada giusta, e questa è la difficoltà del compito”, commenta.
Mobilitare i BRICS
Questo viaggio è stato l’occasione per il capo della diplomazia elvetica di mobilitare la partecipazione dei Paesi al suo progetto di conferenza, in un continente in cui il conflitto in Ucraina ha provocato divisioni fin dall’inizio.
“Ne ho parlato in Etiopia. Perché proprio l’Etiopia? Perché l’Etiopia è entrata a far parte dei BRICS (un vertice di 10 Paesi – tra cui Brasile, Russia, India e Cina – che si riuniscono in summit annuali, ndr)”, spiega Ignazio Cassis.
Tuttavia, la conferenza sulla guerra in Ucraina solleva la questione del sostegno degli Stati membri del Sud globale, in assenza di quello della Russia. “C’è ovunque la volontà di contribuire. Ma c’è anche da parte di alcuni Stati un desiderio non sempre compatibile, ad esempio con l’Occidente, gli statunitensi o l’Unione europea”, prosegue il consigliere federale.
Mentre alcune grandi potenze restano difficili da mobilitare, gli Stati Uniti hanno già confermato di voler svolgere un ruolo in questa conferenza.
Il possibile rinvio della conferenza di pace in Ucraina, prevista per quest’estate, non ha mancato di suscitare reazioni nella Berna federale.
Il consigliere nazionale ginevrino dei Verdi, Nicolas Walder, lo vede già come un’ammissione di fallimento, sebbene Cina e India rimangano aperte alla partecipazione. A suo avviso, una conferenza di pace sarebbe utile anche se i Paesi occidentali fossero gli unici a parteciparvi.
Dal canto suo, Pierre-André Page, consigliere nazionale democentrista (UDC, destra conservatrice) di Friburgo, ritiene che la Confederazione abbia perso l’opportunità di svolgere un ruolo di pace scegliendo di schierarsi per l’adozione delle sanzioni europee contro la Russia. Rinviare l’evento o organizzare due conferenze non cambierebbe nulla.
I deputati sperano di avere ulteriori spiegazioni lunedì, quando incontreranno Ignazio Cassis in seno alla Commissione di politica estera del Consiglio nazionale.
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