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Il caro energia mette in ginocchio i servizi pubblici

Tram a Berna nei pressi della stazione centrale.
A Bernmobil, che gesetisce il tasporto pubblico a Berna, la bolletta rischia di costare 5 milioni in più del previsto. © Keystone / Christian Beutler

Il rincaro dei costi energetici non sta mettendo in crisi solo le economie domestiche e le aziende private, ma anche taluni servizi pubblici come le azienda di trasporto e alcuni ospedali.

A trovarsi in difficoltà sono un po’ tutti (comprese le Ferrovie federali malgrado abbiano una notevole produzione propria), ma soprattutto i servizi pubblici che, essendo trai grandi consumatori di elettricità entrati nel libero mercato dal 2009, in passato hanno approfittato della situazione grazie a contratti di breve durata che garantivano ottimi prezzi.

Nell’ultimo anno le cose sono però radicalmente cambiate e quella stessa politica di approvvigionamento si è rivelata un boomerang. Lo stesso chilowattora che fino all’inizio del 2021 costava 4-5 centesimi stipulando contratti annuali, ora viene offerto a 50, dopo che ad agosto il prezzo aveva superato anche il franco.

I dirigenti, presi alla sprovvista dall’esplosione dei costi, sperano che la tendenza alla discesa dei prezzi prosegua, ma per taluni è già chiaro che la fattura alla fine dell’anno sarà molto pesante. “Calcoliamo che i costi saranno il doppio di quanto avevamo preventivato” afferma Rolf Meyer, il responsabile della comunicazione dell’azienda dei trasporti pubblici della capitale.

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A Bernmobil la bolletta rischia di costare 5 milioni in più del previsto. Ma anche in altre regioni, a Basilea e Winterthur ad esempio, ci sono aziende di trasporto pubblico che rischiano perdite milionarie per lo stesso motivo: l’abbandono dei contratti a lungo termine che garantivano prezzi stabili anche se leggermente più alti di quelli a corto-medio termine reperibili tramite la borsa dell’energia (la European Energy Exchange) dove ogni anno viene venduta una quantità di elettricità sufficiente ad alimentare l’intera Svizzera per più un secolo.

L’evoluzione della situazione sul mercato elettrico rischia di tradursi in altri rincari per gli utenti del trasporto pubblico. Ma sta mettendo non poco in difficoltà anche altri servizi pubblici elvetici, alcuni dei quali fondamentali, come quello ospedaliero. A risultare molto esposto è, per esempio,l’Inselspital di Berna. Il gruppo di cui fa parte ha un consumo annuo di 47 gigawattora (su per giù quello di 10’000 famiglie).

Come confermato martedì alla BernerZeitung, i costi nel 2023 triplicheranno. Si tratta di decine di milioni di franchi di spese in più per l’ospedale universitario (appartenente a una fondazione) che di solito chiude l’esercizio con 5-6 milioni di avanzo. Problemi analoghi li incontra anche il secondo grande gruppo sanitario della capitale, il Lindenhof con le sue tre strutture.

Il caso di Torino

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Una situazione simile la si vive anche all’estero dove, complice anche l’aumento del costo dei carburanti fossili, nei prossimi mesi si rischia di mettere in forse la sostenibilità stessa del servizio pubblico. È il caso, per esempio di Torino, dove il sindaco Stefano Lo Russo ha lanciato l’allarme di fronte ad aumento dei costi del 234% in un anno. “Senza aiuti esterni per noi è impossibile immaginare di far girare i pullman”, afferma alla RSI il sindaco della città italiana che, per importanza, tallona Milano e Roma.

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