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Il marchio svizzero di calzature sportive On sta diventando troppo avido?

Federer wearing On
Roger Federer (nella foto al Roland Garros nel 2021) è uno degli investitori e il principale testimonial della On. Keystone / Ian Langsdon

L'azienda con sede a Zurigo, che vanta tra i suoi investitori Roger Federer, è accusata di realizzare profitti troppo elevati a scapito della manodopera vietnamita e della sua clientela svizzera.

Il marchio elvetico ne ha fatta di strada da quando nel 2010 tre amici hanno deciso di creare l’azienda per commercializzare una tecnologia di ammortizzazione sviluppata al Politecnico federale di Zurigo. Oggi la On si è fatta largo nel settore delle calzature sportive, dominato da giganti come Nike e Adidas. In termini di capitalizzazione borsistica, la società svizzera è la quinta al mondo in questo ramo.

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“Abbiamo spesso parlato del nostro impegno a promuovere la crescita e allo stesso tempo la redditività. Chiudere il nostro primo esercizio completo come società quotata in borsa con un fatturato netto superiore a 1,2 miliardi di franchi svizzeri e un utile netto di 57,7 milioni è un’enorme testimonianza dell’incredibile lavoro che il nostro team continua a svolgere ogni giorno”, aveva dichiarato David Allemann, co-fondatore e co-presidente esecutivo di On, presentando il bilancio 2022Collegamento esterno della società, che aveva fatto il suo ingresso a Wall Street nel settembre 2021.

Un’attività redditizia

Nel 2022, la On era riuscita ad aumentare il suo fatturato netto del 68,7%, superando per la prima volta nella storia la soglia del miliardo di franchi. A rendere ancora più impressionante questo risultato è il margine operativo lordo, uno dei più alti del settore.

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Come fa l’azienda a crescere così velocemente e a rimanere così redditizia? Secondo un’inchiesta pubblicata questa settimanaCollegamento esterno dalla rivista svizzera dei consumatori e delle consumatrici K-Tipp, la On applica margini molto elevati considerando il costo di produzione delle sue scarpe.

“I margini elevati sono una caratteristica comune nel settore delle calzature sportive, ma la On fa generalmente pagare alla sua clientela svizzera ancor di più rispetto ad altri produttori”, si legge nell’articolo di K-Tipp.

La rivista pubblicata nella Svizzera tedesca ha analizzato i dati doganali da luglio a ottobre 2023 per 30 modelli On attuali e 20 scarpe di altri produttori. Ad esempio, le scarpe da ginnastica “Roger Advantage” della On, sviluppate in collaborazione con la leggenda del tennis svizzero Roger Federer, sono vendute a 190 franchi, ma il costo di produzione in Vietnam ammonta a soli 17,86 franchi. Se i calcoli di K-Tipp sono corretti, la clientela svizzera paga un prezzo più di dieci volte superiore al costo di fabbricazione.

Per il modello più costoso, il “Cloudtilt Loewe”, il margine è ancora più alto. Secondo le stime di K-Tipp, On paga un paio di queste scarpe 20,80 franchi all’azienda vietnamita Freeview Industrial. In Svizzera questo modello è venduto a 445 franchi, ovvero 20 volte di più del prezzo di fabbrica.

A titolo di paragone, Adidas vende le sue scarpe da corsa “Ultraboost DNA 5.0” a 140 franchi e paga al fornitore vietnamita 28,42 franchi, sempre secondo l’inchiesta di K-Tipp. Puma, dal canto suo, propone il modello “Magnify Nitro SP” a 111,90 franchi e versa al fabbricante 30,56 franchi.

Salario di sussistenza

La On, da parte sua, nega di cercare di aumentare la sua redditività sulle spalle dei lavoratori e lavoratrici vietnamite e della clientela svizzera.

“I dati pubblicati all’inizio della settimana contenevano informazioni false. Ci impegniamo a garantire che i nostri partner di produzione paghino alla manodopera un salario equo. Svolgiamo regolarmente audit indipendenti e corsi di formazione per assicurarci che i nostri partner rispettino tutte le linee guida del codice di condotta, comprese quelle relative ai salari”, ci ha dichiarato via e-mail Alexandra Bini, portavoce della On.

In Vietnam, dove ha sede la maggior parte dei fornitori della On, il salario minimo varia da 133 a 192 dollari al mese a seconda della regione. Ed è questa retribuzione che le fabbriche utilizzano spesso come dato di riferimento per pagare la loro manodopera.

Ma questo salario minimo è spesso contestato e negli ultimi anni non sono mancati gli scioperi. Ad esempio, nell’ottobre 2023 circa 6’000 lavoratori e lavoratrici del calzaturificio Viet Glory (che non è un fornitore della On) hanno incrociato le braccia per chiedere un aumento. Secondo il giornale vietnamita Tuoi TreCollegamento esterno, l’azienda versava al suo personale uno stipendio base mensile di 169,5 dollari, venti dollari in più del salario minimo in vigore nella regione.

I dirigenti della On hanno invece fatto notizia per i lauti guadagniCollegamento esterno che si sono attribuiti. Secondo il giornale economico svizzero Finanz und Wirtschaft, nel 2021 i tre co-fondatori e i due co-amministratori delegati hanno incassato complessivamente 83 milioni di franchi. Marc Maurer, uno dei due co-Ceo, ha ricevuto la retribuzione più alta, ossia 16,9 milioni. Nel settore calzaturiero, solo i Ceo della Nike John Donahoe e della Skechers Robert Greenberg hanno guadagnato di più, rispettivamente 31 e 19 milioni di franchi. In seguito alle critiche e alle indicazioni di un rischio di un danno alla reputazione, l’anno successivo le retribuzioni riportate sono state ridotte.

“Il miglior modo per la On di condividere il suo successo con chi produce le sue scarpe sarebbe di garantire che le pratiche di acquisto permettano di pagare salari più elevati”, afferma Christina Hajagos-Clausen, direttrice del settore abbigliamento, calzature e tessile della federazione sindacale IndustriALL Global Union con sede a Ginevra, che rappresenta 50 milioni di lavoratori in 140 Paesi.

Hajagos-Clausen lancia un appello alla On affinché si faccia avanti e si unisca a un’alleanza internazionaleCollegamento esterno che sta lavorando per ottenere un salario di sussistenza per i lavoratori e le lavoratrici. A questa iniziativa hanno aderito circa 20 marchi globali dell’industria tessile, ma finora nessuna azienda calzaturiera.

“Aziende come la On, che non si sono impegnate a migliorare i salari della manodopera, continuano a perpetuare pratiche retributive abusive”, sottolinea ancora Christina Hajagos-Clausen.

Articolo a cura di Balz Rigendinger

Traduzione e adattamento dall’inglese di Daniele Mariani



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