Il voto sull’età pensionabile delle donne non si rifarà
Le donne andranno in pensione a 65 anni. Il Tribunale federale (TF) ha respinto i ricorsi contro il voto popolare del 25 settembre 2022 basato su cifre errate.
Non sono stati accolti dal Tribunale federale i ricorsi inoltrati dalle Donne socialiste e dalle Verdi in agosto dopo che l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS) aveva reso noto che le sue previsioni di spesa per l’AVS a lungo termine erano anormalmente elevate a causa di formule matematiche errate.
In base agli ultimi calcoli le spese dell’AVS per il 2033 erano state sovrastimate di 2,5 miliardi al momento della votazione. Il progetto AVS 21 era stato accolto da una risicata maggioranza del 50,6% dei e delle votanti.
“Scioccate, amareggiate, arrabbiate e disilluse”
Le promotrici dei ricorsi si dicono “Scioccate, amareggiate, arrabbiate e disilluse” per la bocciatura annunciata dalla Corte federale.
“Siamo amareggiate per la mancanza di coraggio dei giudici”, ha dichiarato Lisa Mazzone, presidente dei Verdi svizzeri. “Due dei giudici hanno riconosciuto gli errori nelle informazioni fornite dal Consiglio federale ma questo errore viene banalizzato perché riguarda le donne. Questo è inaccettabile”, ha proseguito. “Il messaggio dei giudici è che la questione non è così grave. Ancora una volta il destino delle donne non viene preso sul serio”, ha aggiunto la ginevrina, che chiede un “risarcimento” per tutte le donne interessate.
“Oggi siamo arrabbiate. Dobbiamo sopportare le conseguenze di un errore”, ha dichiarato la consigliera nazionale socialista bernese Tamara Funiciello, co-presidente delle Donne socialiste. “Oggi abbiamo perso. Domani vinceremo altre battaglie”, ha continuato, chiedendo miglioramenti per le donne.
Anche la co-presidente del Partito socialista Mattea Meyer si è detta rattristata e delusa. “Il voto era già sbagliato, e la decisione del Tribunale federale è sbagliata. Il futuro delle donne è quindi sbagliato”, ha dichiarato.
Il servizio del TG 20.00 della RSI del 12 dicembre contenente anche un’analisi di questa decisione:
Delusi anche i sindacati
Delusa anche l’Unione sindacale svizzera (USS), che scrive in un comunicato: “Le donne continuano a essere defraudate di un anno di pensione”.
I giudici federali hanno dato priorità alla certezza del diritto rispetto alla situazione pensionistica inadeguata delle donne. “Le donne hanno pensioni più basse e l’aumento dell’età pensionabile è stato un risparmio unilaterale fatto sulle loro spalle”, ha aggiunto l’USS.
Unia non è da meno: in un comunicato separato, l’organizzazione ha definito “vile” la decisione del Tribunale federale. “Ora chiediamo ai politici e ai datori di lavoro misure concrete: salari equi per le donne, il riconoscimento del lavoro di cura non retribuito in tutto il sistema di assicurazione sociale e la fine del deficit pensionistico delle donne. È ora di porre rimedio a queste disfunzioni”.
Centro e destra soddisfatti
Per la consigliera nazionale zurighese Barbara Steinemann (Unione democratica di centro UDC, destra conservatrice), la decisione dei giudici di Mon Repos è “molto ragionevole”. Sarebbe discutibile in termini di stato di diritto se il voto fosse stato ripetuto sulla base di previsioni, ha detto all’agenzia Keystone-ATS.
Anche molti altre votazioni avrebbero dovuto essere ripetute. Per esempio, sulla base dei dati sull’immigrazione o sul presunto aumento della sicurezza in seguito all’adesione a Schengen, ha scritto la democentrista sulla piattaforma X.
Se si fosse ripetuto il voto sull’età pensionabile delle donne, si sarebbe dovuto ripetere anche quello sulla 13esima AVS, poiché la situazione iniziale sarebbe stata diversa se le donne avessero dovuto lavorare solo fino a 64 anni, ha detto Steinemann.
Il Centro dal canto suo dice che rispetta la decisione del TF, che rafforza la fiducia nella democrazia e nelle istituzioni, ha annunciato il partito con un post su X.
“Soprattutto in considerazione della crescente polarizzazione, è fondamentale che le nostre istituzioni funzionino senza intoppi e siano rispettate affinché possano lavorare in modo efficiente e indipendente”, si legge nel post. Questo è fondamentale per la stabilità e la coesione della Svizzera.
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