L’insidia dei cianobatteri nel Lago di Neuchâtel
La balneazione è tornata ad essere possibile in settimana nel lago di Neuchâtel, dopo che la morte di sei cani in 24 ore aveva rivelato la presenza di cianobatteri e le autorità avevano dovuto vietare di fare il bagno in un tratto di costa di grossomodo due chilometri. Ma intanto ci si chiede se il riscaldamento climatico non creerà in futuro le condizioni ideali per far proliferare quelle che un tempo si chiamavano alghe azzurre.
La presenza di cianobatteri è stata confermata, ma i risultati delle analisi hanno dato valori negativi circa la presenza di tossine. Il vento e la pioggia hanno rimescolato le acque del lago e i cianobatteri visibili in superficie sono praticamente scomparsi, hanno comunicato mercoledì le autorità dei tre cantoni su cui si affaccia il lago (Neuchâtel, Vaud e Friburgo).
Alla popolazione è comunque richiesta prudenza. Benché i rischi per la salute umana siano limitati, in caso di ondate di caldo i cianobatteri possono ancora proliferare e i bambini devono evitare di bere l’acqua del lago o mettere in bocca i ciottoli delle spiagge. L’attenzione va estesa ai piccoli animali domestici.
I sei cani avevano nuotato in acque molto contaminate. Ma un fenomeno simile non si era mai visto prima, hanno spiegato le autorità a fine luglio.
Al centro della mappa, il tratto di riva chiusa tra venerdì e mercoledì.
I cianobatteri si sviluppano in acque piuttosto stagnanti, con colonie a forma di massa gelatinosa o filamenti che galleggiano. La loro crescita è favorita dalle alte temperature. È l’ingestione che provoca l’intossicazione. Numerose specie sono capaci di produrre tossine che agiscono a livello nervoso ed epatico e possono essere esiziali anche per l’uomo se in acqua vi sono concentrazioni molto alte.
Venerdì, le autorità di Neuchâtel avevano vietato la balneazione nel tratto di lago tra la foce dell’Areuse e Colombier, poco a ovest del capoluogo cantonale, e sconsigliato di fare il bagno in tutte le altre spiagge.
La presenza dei cianobatteri è nota anche nei laghi di Zurigo, Greifen (Zurigo) e Baldegg (Lucerna), ma il fenomeno di solito non presenta più inconvenienti dopo il passaggio di temporali e piogge.
Ci si pone però una domanda per il futuro, considerato che il motivo del picco nella produzione di tossine della settimana scorsa non è noto: il riscaldamento climatico favorirà il proliferare di cianobatteri e incidenti come l’avvelenamento dei sei cani? Purtroppo, un antidoto non è disponibile e la morte dei quadrupedi interviene rapidamente, ha spiegato venerdì la veterinaria cantonale Corinne Bourquin.
Nel servizio RSI, le intervista al chimico cantonale neocastellano Yann Berger.
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