Media sulla pandemia, “acritici prima del lockdown”
La copertura mediatica in Svizzera dell'emergenza coronavirus è stata "relativamente buona" e nel complesso "l'argomento è stato affrontato in modo obiettivo".
A dirlo è l’Istituto Fög (Forschungsinstitut Öffentlichkeit und Gesellschaft), l’istituto di ricerca sull’opinione pubblica e la società dell’Università di Zurigo che ha condotto uno studio a livello nazionale durante gli scorsi mesi. L’informazione fornita sulla pandemia è stata “tendenzialmente positiva” anche se diversi media, evidenzia il rapporto, non sono sempre stati “sufficientemente critici”.
Se in generale si può infatti dire che abbiano “mantenuto una distanza dal governo e dalle autorità”, tuttavia nella fase “sensibile” che ha preceduto il lockdown, osservano i ricercatori, questa distanza è stata meno pronunciata e molti organi di informazione “sono stati troppo acritici”.
Il servizio del TG:
Le testate italofone sono state quelle che hanno dedicato il maggior numero di notizie all’argomento: il picco è stato raggiunto il 21 aprile, quando il 75% di tutti i servizi nella Svizzera italiana, dove si sono riscontrati i primi contagi, facevano riferimento al Covid-19. Ma il tema è stato ampiamente dibattuto anche nel resto del paese. In certi giorni fino al 70% di tutti i contributi diffusi sui media elvetici hanno riguardato l’emergenza pandemica.
Numeri che non si riscontrano praticamente mai nel settore dell’informazione. A titolo di esempio, sottolinea il Fög, la questione climatica che ha monopolizzato il dibattito nel corso della campagna elettorale in vista delle legislative dell’ottobre 2019, ha trovato uno spazio di poco superiore al 10% su giornali, radio e tivù.
Lo studio riconosce anche che la crisi sanitaria è stata descritta sotto molteplici angolature, in ambito medico, politico ed economico e l’opinione degli esperti in materia è apparsa nell’83% dei resoconti.
Tra di essi i più citati – e non poteva essere diversamente – sono stati i virologi, gli epidemiologi e gli immunologi mentre tra i primi 30 studiosi assurti agli onori delle cronache solo tre erano economisti e, riguardo alla questione di genere, solo due erano donne.
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