Cure infermieristiche, gli applausi non bastano
Celebrata durante la crisi del coronavirus, la professione di infermiere/a sembra aver bisogno di sostegno in Svizzera: il Paese non ne forma abbastanza e anche in tempi normali quasi la metà di essi lascia il posto di lavoro a causa dello stress. Da qui il lancio dell'iniziativa popolare 'Per cure infermieristiche forti'. In attesa del dibattito in Parlamento, la RSI ci propone una retrospettiva su questo mestiere di cura.
Lanciata dall’Associazione svizzera delle infermiere e degli infermieri ASICollegamento esterno, l’iniziativaCollegamento esterno rivendica un aumento dello stipendio, migliori condizioni di lavoro e un potenziamento della formazione per una professione impegnativa e sempre meno allettante: da qui al 2030, a questo ritmo, si stima che ne mancheranno 65’000.
Già oggi, senza gli infermieri e le infermiere provenienti da Paesi vicini sarebbe impossibile garantire in Svizzera cure di qualità. Tuttavia, il Parlamento respinge l’iniziativa e le oppone un controprogettoCollegamento esterno che nei prossimi giorni sarà discusso dalle Camere.
La storia
Intanto, il TG della Radiotelevisione svizzera RSI ricostruisce la storia di questa professione, con immagini d’archivio e l’aiuto di Joëlle Droux, ricercatrice in storia sociale dell’educazione dell’Università di Ginevra.
Più che un mestiere, è una vocazione. Del resto, quando nacque nel dodicesimo secolo di pari passo con la creazione di una rete ospedaliera in Europa, era legata a ordini religiosi. Tre secoli più tardi, con la Riforma, iniziò un processo di laicizzazione. Ma ci volle tempo, anche per fissare degli standard di formazione, i cui criteri di qualità furono infine stabiliti dalla Croce Rossa su mandato del Governo.
Fatte le scuole, mancava soltanto un’associazione nazionale. Che fu fondata nel 1978. La stessa che oggi ringrazia per gli applausi, ma chiede un sostegno ben più concreto.
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