“Le università si aprano ai rifugiati”
Favorire l’accesso dei rifugiati agli studi accademici in Svizzera: è quanto chiede l’Unione svizzera degli universitari (USU), associazione delle organizzazioni studentesche che propone agli atenei di ridurre gli ostacoli, come le esigenze in materia di conoscenze linguistiche o gli esami d’ammissione. "L'accesso all'educazione è un diritto", ha dichiarato lunedì alla stampa Gabriela Lüthi della direzione dell'USU, e gli studi superiori dovrebbero essere accessibili a chiunque ne abbia le capacità.
In Svizzera sono “diverse centinaia” le persone che chiedono di potersi formare o di riprendere gli studi universitari, e “c’è un’immagine falsata del rifugiato poco qualificato”, rileva la responsabile di progetto dell’USU Martina von Arx.
L’accesso agli studi, ha dichiarato la consigliera nazionale borghese-democratica Rosemarie Quadranti, favorirebbe un’integrazione durevole degli esuli e ridurrebbe la penuria di personale qualificato.
Michael Hengartner, rettore dell’Università di Zurigo e presidente di swissuniversities, ha sottolineato durante la conferenza stampa quanto gli atenei stanno già facendo in favore dei rifugiati interessati a una formazione superiore.
Il rettore si è tuttavia distanziato dalla richiesta degli studenti di allentare “in modo pragmatico” i criteri di ammissione. “Se abbassiamo l’asticella per singoli gruppi avremo un problema a livello giuridico”, ha detto. Secondo Hengartner, bisogna garantire una parità di trattamento.
Uno dei principali ostacoli, per i migranti che desiderano riprendere gli studi interrotti, è quella che l’USU considera una vera e propria “barriera linguistica”: numerosi atenei richiedono conoscenze linguistiche di livello C1 come criterio di ammissione per studenti provenienti da Paesi che non fanno parte dell’Ue.
Gli svizzeri che ottengono la maturità, sottolinea l’organizzazione, acquisiscono conoscenze linguistiche nelle altre lingue nazionali di livello B1 o B2 ma possono ciononostante accedere a tutti gli atenei.
Un’altra barriera è rappresentata dall’esame di equivalenza alla maturità ECUS, richiesto per poter accedere agli studi universitari. I corsi preparatori sono assicurati da privati e la fattura può raggiungere i 20’000 franchi: una cifra inaccessibile ai rifugiati, osserva l’USU.
L’organizzazione studentesca rivendica inoltre un aumento delle borse di studio a un livello in grado “di coprire i costi reali della vita”. Anche i rifugiati ammessi a titolo provvisorio dovrebbero poter ottenere una borsa di studio, visto che molto probabilmente resteranno in Svizzera “ancora a lungo”.
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