Il pubblico ministero ha chiesto due anni di carcere con la condizionale, con un periodo di prova di tre, per il fondamentalista sotto processo davanti al Tribunale penale federale di Bellinzona con l’accusa d’aver voluto raggiungere le file dello Stato islamico. La detenzione è stata ritenuta eccessiva in quanto l’imputato ha dimostrato di voler collaborare ed è appena diventato padre, ciò che lascia ben sperare in vista di una sua “deradicalizzazione”. La sentenza è attesa per domani alle 14.00.
Arrestato a Kloten nell’aprile del 2015 mentre era in procinto di partire per la Turchia, il 26enne d’origine libanese e passaporto svizzero aveva in precedenza negato di volersi arruolare nell’organizzazione terroristica. Sua intenzione era di rendersi utile; lungi da lui, invece, l’idea d’uccidere. Non ha però precisato quale fosse lo scopo esatto del viaggio e non ha nascosto di provare simpatia per i mussulmani che scelgono il martirio, pronto a immolarsi a sua volta se questa dovesse essere la volontà di Allah.
In proposito, era stato fatto notare che è stato appurato, con l’analisi delle sue ricerche in internet, l’interesse del giovane per l’organizzazione terroristica in questione, mentre non risultano attività che dimostrino la sua volontà di operare a scopo umanitario.
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