“Poche forze contro la pedocriminalità”
In Svizzera non si fa abbastanza contro la pedopornografia e il trasferimento di competenze dalla polizia federale a quelle cantonali nella lotta al fenomeno non farà che peggiorare la situazione. È la denuncia della fondazione di protezione dell'infanzia Kinderschutz, nel giorno in cui nella vicina Germania si apre il processo contro un uomo i cui crimini hanno fatto scoprire una rete di 30'000 sospetti pedofili.
Lunedì, a Colonia, è comparso alla sbarra un uomo di 43 anni accusato di aver ripetutamente abusato sessualmente della figlioletta. Non si tratta che del principale imputato di una vasta inchiesta per reati di pedopornografia che coinvolge migliaia di sospetti in tutta la Germania: si scambiavano materiale e persino consigli su come perpetrare le violenze.
Il caso -emerso grazie alla perquisizione nella casa dell’uomo a ottobre 2019, che portò alla luce i video delle violenze e altro materiale che l’imputato condivideva in rete- inquieta per le dimensioni e riapre il dibattito anche nella vicina Svizzera su un fenomeno che non conosce confini ed è in crescita: l’Unione Europea, si apprende, intende inasprire la lotta alla pedopornografia poiché in alcuni Paesi il consumo è aumentato fino al 30% durante il lockdown.
In Svizzera, si stima che ogni anno siano circa 300 i bambini sfruttati a scopo pedopornografico. E si levano voci critiche, che sostengono che nel nostro Paese non si faccia abbastanza per combatterla.
“Non esiste una strategia nazionale. Al contrario, le competenze e i compiti vengono delegati sempre di più ai cantoni” e il federalismo rende le azioni penali più difficili, osserva la direttrice di Kinderschutz Svizzera, Regula Bernhard Hug.
Dal 2021, in effetti, la polizia federale non condurrà più inchieste sotto copertura e non tutte le polizie cantonali hanno le risorse per farlo.
Il consigliere di Stato (membro dell’esecutivo cantonale) argoviese Urs Hoffmann, in veste di presidente della conferenza dei direttori cantonali di Giustizia e polizia, ribatte che per i cantoni piccoli c’è sempre la possibilità di cooperare con quelli più preparati.
“Determinante è la quantità di risorse a disposizione in tutta la Svizzera”, sostiene. Ma la conclusione è amara: “contro la pedocriminalità non si farà mai abbastanza” a causa delle dimensioni globali del fenomeno.
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