Sono passati oltre tre anni e mezzo dalle loro denunce, ma la giustizia non ha fatto ancora il suo corso. L’inchiesta è quella sui presunti abusi nei confronti degli operai che si sono occupati della posa dei binari nella galleria di base del Monte Ceneri, ultima tappa di AlpTransit.
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Oscar Acciari, Falò RSI
Molti lavoratori distaccati, che lavoravano per due ditte italiane specializzate nell’armamento ferroviario, avevano denunciato di dover svolgere fino a 20 ore di lavoro al giorno, mentre in busta paga ne venivano conteggiate solo otto. Non solo, alcuni di loro avevano pure rivelato di essere stati costretti – sotto intimidazione – a violare ripetutamente diverse misure di sicurezza e addirittura a restituire parte del salario.
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La Svizzera ha un problema con le gallerie
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Alcune grandi opere pubbliche elvetiche, in particolare i tunnel, sono state attribuite a imprese dalla dubbia reputazione in odor di ‘ndrangheta.
Testimonianze raccolte in un’inchiesta di Falò, diffusa il 4 aprile 201Collegamento esterno9. Quello che emergeva dalle diverse testimonianze raccolte allora è un vero e proprio cantiere della vergogna: turni infiniti, buste paga taroccate, assenza di controlli e lacune nella sicurezza. Gli importi sottratti ai lavoratori stimati assieme all’ispettorato ticinese del lavoro sarebbero di almeno 3,5 milioni di franchi. In seguito a quel servizio televisivo, grazie alle denunce di una decina di operai appoggiati dal sindacato Unia, fu quindi aperta l’inchiesta. Un procedimento penale tuttora in corso. Come mai?
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