La proposta svizzera sulla geoingegneria solare non convince all’ONU
I Governi non sono riusciti a trovare un accordo su come le Nazioni Unite dovrebbero studiare o regolamentare le controverse tecniche che modificano la radiazione solare. La Svizzera aveva presentato una risoluzione che chiedeva di intensificare la ricerca su queste tecnologie emergenti che mirano a combattere il cambiamento climatico riflettendo verso i raggi solari verso lo spazio.
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All’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEA) di Nairobi, in Kenya, la settimana scorsa la Svizzera ha chiesto agli Stati membri dell’ONU di istituire un gruppo di esperti ed esperte per valutare rischi e benefici delle tecnologie di modifica della radiazione solare (solar radiation modification o SRM).
Queste tecnologie sono ancora in fase embrionale e i loro effetti non sono ancora stati testati. Comportano un intervento deliberato e su larga scala nel sistema climatico terrestre e il loro obiettivo è di ridurre il riscaldamento globale. L’idea è di compensare gli effetti dei gas serra riducendo l’assorbimento di radiazioni solari da parte della Terra. Chi si oppone a questi interventi sostiene principalmente che potrebbero danneggiare l’ambiente, senza affrontare le reali cause della crisi climatica.
È emerso chiaramente che la questione (della geoingegneria solare) è rilevante. Mi aspetto che la discussione continui.
Felix Wertli, ambasciatore svizzero dell’ambiente
A Nairobi, i Paesi non sono riusciti a raggiungere un consenso. Di conseguenza, la Svizzera ha ritirato una risoluzione che aveva presentato per esaminare da vicino queste tecnologie.
Il progetto originale della Confederazione prevedeva la creazione di un gruppo consultivo di specialisti e specialiste nominate dai Governi e di rappresentanti di organismi scientifici internazionali. Lo scopo: raccogliere informazioni e redigere un rapporto sulle possibili applicazioni, sui rischi e sulle considerazioni etiche della SRM.
Il Gruppo degli Stati africani, in particolare, si sarebbe opposto a qualsiasi proposta che aprisse la strada all’SRM. Il loro timore è che i rischi per l’ambiente siano troppo grandi e che la geoingegneria solare mini le “reali soluzioni climatiche”. Anche gli Stati insulari del Pacifico, la Colombia e il Messico si sarebbero espressi contro la risoluzione.
Felix Wertli, l’ambasciatore svizzero dell’ambiente, si rammarica che l’UNEA non sia riuscita a giungere a una decisione su questa “importante questione”. È però positivo che le nazioni abbiano iniziato una “conversazione globale sull’SRM”, afferma.
“Chi sosteneva la risoluzione non ha mai avuto l’intenzione di presentare un programma di ricerca”, dichiara a SWI swissinfo.ch.
“L’idea è sempre stata quella di raccogliere informazioni sulle tecniche di SRM, di renderle accessibili e di identificare le opzioni per ulteriori lavori. Ora questo non avverrà. È però emerso chiaramente che la questione è rilevante. Mi aspetto che la discussione continui”, spiega Wertli.
Le prossime mosse della Svizzera non sono chiare, ma Wertli sostiene che il Paese continuerà a interessarsi alla questione.
Tecnologie in gran parte non testate
L’interesse per la geoingegneria solare è direttamente legato all’affievolirsi della prospettiva di ridurre le emissioni di CO2 in misura sufficiente per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.
Tra le tecniche proposte c’è l’immissione di aerosol nella stratosfera. Rilasciare delle particelle di diossido di zolfo o di carbonato di calcio nell’atmosfera consentirebbe di riflettere una parte della radiazione solare e di ridurre temporaneamente la temperatura terrestre.
Un’altra potenziale strategia consiste nello spruzzare acqua salata al di sopra degli oceani per creare nuvole più bianche e quindi più riflettenti (marine cloud brightening). C’è anche chi suggerisce di aggiungere delle microparticelle nei cirri ad alta quota per ridurre la radiazione infrarossa che questi riflettono verso la superficie terrestre.
Finora, i progetti sono pochi e su scala ridotta. Dalla fine del 2022, una start-up americana chiamata Make Sunsets sta lanciando dei palloni meteorologici che rilasciano particelle di zolfoCollegamento esterno nei cieli di Stati Uniti e Messico. A fine febbraio, il Governo britannico ha annunciato un programma di ricerca quinquennaleCollegamento esterno sull’analisi dei rischi delle tecniche SRM.
Secondo chi è favorevole a questo tipo di intervento, le tecnologie SRM potrebbero essere una soluzione relativamente economica e veloce per contrastare il calore estremo.
Una scusa per ritardare i tagli alle emissioni
La geoingegneria solare è molto controversa. I suoi detrattori sono preoccupati per i possibili impatti sui processi meteorologici e sull’agricoltura, soprattutto nei Paesi più poveri. Temono inoltre che l’SRM possa servire come scusa per ritardare i tagli alle emissioni di gas serra.
“La scienza in questo settore è a uno stato embrionale e i rischi sono sconosciuti”, ha dichiarato a Reuters Ali Mohamed, inviato speciale per il clima del Kenya. “Attualmente, ci sono molte soluzioni per la regolamentazione dei gas serra”.
L’ambasciatore svizzero Felix Wertli afferma che a Nairobi i Governi hanno in generale riconosciuto la necessità di potenziare la ricerca e avere più informazioni sull’SRM. Tuttavia, alcuni Paesi si sono opposti a qualsiasi riferimento ai “benefici” delle tecnologie SRM nella risoluzione.
Anche il mondo scientifico è diviso sull’opportunità di studiare se l’SRM possa davvero essere una potenziale soluzione per contrastare il cambiamento climatico.
Una lettera apertaCollegamento esterno del 2022 firmata da oltre 400 scienziati e scienziate chiedeva ai Paesi di giungere a un accordo per vietare il ricorso alla geoingegneria solare. La lettera affermava che gli organismi delle Nazioni Unite, tra cui il Programma dell’ONU per l’Ambiente (UNEP), “sono tutti incapaci di garantire un controllo multilaterale equo ed efficace sull’impiego delle tecnologie di geoingegneria solare su scala planetaria”.
Nel frattempo, un’altra iniziativa tramite lettera aperta, lanciata di recente e denominata “Call-for-BalanceCollegamento esterno“, sostiene che una ricerca approfondita e critica sull’SRM è una “strada più sicura che trascurarla deliberatamente”. La lettera, firmata da circa 140 ricercatori e ricercatrici, chiede “sforzi di ricerca internazionali, inclusivi, trasparenti, riflessivi e completi per consentire una valutazione equilibrata dell’SRM”.
Una “distrazione”
Sonia Seneviratne, climatologa e docente presso il Politecnico federale di Zurigo, è una delle firmatarie della lettera del 2022. Definisce l’SRM una “distrazione” e afferma che ci si dovrebbe concentrare piuttosto sull’abbandono dei combustibili fossili.
“Ci sono già prove sostanziali che la modifica della radiazione solare non contribuirebbe a contrastare la crisi climatica a lungo termine”, dice a SWI swissinfo.ch.
Ci sono già prove sostanziali che la modifica della radiazione solare non contribuirebbe a contrastare la crisi climatica a lungo termine.
Sonia Seneviratne, climatologa
“Sarebbe stato utile avere una risoluzione sulla questione, ma potrebbe anche esserci il rischio di dedicare troppo tempo a questo tema invece che alle principali soluzioni alla crisi climatica. Per questo motivo, la decisione non è necessariamente problematica a lungo termine”, afferma.
L’influente Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) ha messo in evidenza delle lacune nelle conoscenze e delle criticità legate alla SRM. Potrebbe “introdurre una vasta gamma di nuovi rischi per le persone e gli ecosistemi, che non sono ancora ben noti”, scrive in un rapportoCollegamento esterno del 2013.
Sostenere la ricerca, ma vietare gli esperimenti all’aperto
Il Governo messicano ha vietato gli esperimenti di SRMCollegamento esterno sul suo territorio. In una dichiarazioneCollegamento esterno sulla geoingegneria climatica del 2023, il Parlamento europeo ha sottolineato la necessità di una governance restrittiva e dell’applicazione del principio di precauzione.
L’anno scorso, inoltre, gli esperti e le esperte riunite nella Climate Overshoot Commission hanno raccomandatoCollegamento esterno ai Governi di ampliare la ricerca sulla geoingegneria solare, ma di adottare una moratoria sugli esperimenti su larga scala all’aperto.
Pascal Lamy, presidente della commissione, afferma a SWI swissinfo.ch che la Svizzera e gli altri promotori della risoluzione dell’Assemblea dell’ONU per l’Ambiente dovrebbero essere lodati per i loro sforzi nel cercare di raccogliere più prove e informazioni sull’SRM.
“In seno alla Climate Overshoot Commission, continueremo a chiedere ai Paesi di impegnarsi in una moratoria sulla diffusione di queste tecnologie, ma anche di sostenere la ricerca scientifica per comprendere meglio gli eventuali danni e i potenziali benefici di questi approcci”, afferma l’ex direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio.
A cura di Virginie Mangin
Traduzione di Luigi Jorio
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